MILANO – Mercati del caffè in cerca di una direzione: Brasile e Colombia stanno producendo meno del previsto, l’export ristagna, i costi sono in continua ascesa lungo tutta la filiera, mentre la crisi economica potrebbe frenare la forte ripresa dei consumi intervenuta in questi ultimi due anni. Questa situazione di estrema incertezza si riflette nella forte volatilità, che ha caratterizzato anche il mese scorso l’andamento dei prezzi.
Secondo il nuovo report Ico, la media mensile dell’indicatore composto è arretrata lievemente (-0,2%), a 199,63 centesimi tornando sotto la soglia psicologica dei 2 dollari per libbra, superata di slancio nel rally di agosto.
L’andamento dell’indicatore giornaliero racconta però una storia un po’ diversa. Partito da un massimo mensile di 206,37 centesimi, il 1° settembre, esso ha assunto infatti un andamento prevalentemente ribassista accentuatosi nell’ultimo scorcio del mese, che si è concluso al minimo di 193,28 centesimi, il giorno 30.
Tornando alla media mensile dell’indicatore Ico, essa è in calo per tutti gli indicatori, con la sola eccezione di quelli dei robusta. Colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali registrano una flessione rispettivamente dello 0,5%, 0,3% e 1%. Piatta New York (-0,1%).
In ripresa invece l’indicatore dei robusta (+1,6%) e quello di Londra (+1,8%).
Forte la volatilità intra-giornaliera, anche il mese scorso in doppia cifra (10%). Particolarmente elevata quella della borsa newyorchese, che si attesta al 14,6%.
L’export di caffè in tutte le forme ha segnato ad agosto una lieve flessione (-1,9%) scendendo a 9,9 milioni di sacchi, dai 10,1 scarsi dell’anno scorso. I volumi di arabica sono in calo dello 0,7% a 6,24 milioni.
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