MILANO – Nonostante l’incertezza del quadro internazionale, l’impennata dell’inflazione e l’emergenza Covid di ritorno in Cina, i consumi mondiali rimangono sostenuti e contribuiscono alla ripresa dei prezzi. Le statistiche del report mensile Ico evidenziano infatti un’inversione di tendenza nell’andamento dell’indicatore composto, che torna a salire ad aprile, dopo il tonfo di marzo.
La media mensile dell’indicatore si è rivalutata, il mese trascorso, dell’1,8% riavvicinandosi ai massimi di inizio anno. L’indicatore giornaliero è oscillato tra un massimo di 205,96 centesimi, raggiunto l’11/4, e il minimo di 190,70, toccato il 27/4.
Gli incrementi più rilevanti su base mensile sono stati registrati sul fronte degli arabica: +2,7% per gli altri dolci; +2,4% per i colombiani dolci; +1,8% per i brasiliani naturali. Stabili i robusta (+0,1%). New York cresce dell’1,3%; Londra arretra dello 0,1%.
La volatilità rimane elevata ed è in linea con quella del mese precedente, con valori addirittura in doppia cifra per quanto riguarda brasiliani naturali (11,5%) e Ice Arabica (10,4%).
L’Ico mantiene invariate le stime su produzione e consumi per l’annata in corso, rispettivamente a 167,2 (-2,1%) e 170,3 milioni di sacchi (+3,3%). Ciò prefigura un deficit di 3,1 milioni, che fa seguito però ad anni di cospicue eccedenze produttive.
Il focus di aprile è dedicato all’export dei primi 6 mesi dell’annata caffearia 2021/22 (ottobre-marzo). Secondo l’Ico, le esportazioni mondiali di caffè in tutte le forme hanno raggiunto, a marzo, quota 13,16 milioni di sacchi, pari a un incremento del 4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
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