MILANO – I problemi logistici, sanitari e di altro genere connessi all’emergenza coronavirus contribuiscono a far risalire i prezzi del caffè: i dati dell’ultimo Ico report evidenziano una consistente ripresa dei valori durante il mese di luglio, alimentata dai timori di una minore disponibilità di caffè sui mercati internazionali nel breve termine, nonché dal risollevarsi della moneta brasiliana a fronte di un dollaro in forte calo. Il tutto mentre i consumi, pur risentendo della crisi, mostrano comunque una certa resilienza.
E così, la media mensile dell’indicatore composto ha segnato a luglio un significativo recupero (+4,7%), dopo tre mesi consecutivi in forte calo risalendo nettamente al di sopra della soglia del dollaro per libbra, a 103,66 centesimi.
L’incremento più consistente (5,8%) riguarda i brasiliani naturali, nonostante il Brasile stia completando in queste settimane un raccolto potenzialmente da record. E nonostante l’Etiopia (l’altro paese appartenente a questo gruppo assieme al Paraguay) sia tra i pochi paesi con un export in crescita in questa annata caffearia.
I brasiliani naturali sono anche la tipologia con i prezzi dall’andamento più alterno, con un tasso di volatilità dell’11,5%.
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