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ICO REPORT – Nuove correzioni al ribasso sui mercati del caffè

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MILANO – Decisamente scarno il report mensile Ico di giugno, diffuso dall’organizzazione londinese nel tardo pomeriggio di venerdì: appena 4 pagine, a fronte delle 6-8 pagine costituenti la norma.

L’insolita sinteticità delle trattazioni riflette la sostanziale mancanza di novità significative sul piano dei fondamentali, in particolare per quanto riguarda la produzione brasiliana 2014/15. Nel consueto balletto delle cifre, le previsioni, quest’anno, sono ancora più discordi e altalenanti, viste le oggettive difficoltà di stima.

E l’impressione è che potremo avere un’idea precisa sulla reale entità del raccolto del primo produttore mondiale di caffè soltanto a operazioni ultimate.

I prezzi registrano intanto il secondo arretramento consecutivo su base mensile, più accentuato per quanto riguarda gli arabica. La media dell’indicatore composto Ico subisce un ulteriore calo del 7,3%, che la riporta poco al di sotto dei 152 centesimi.

Guardando alle singole voci dell’indicatore, la flessione più accentuata riguarda i brasiliani naturali (-9,1%). Colombiani dolci e altri dolci arretrano rispettivamente del 7,8% e del 7,6%. L’indicatore dei robusta subisce un calo del 4% tornando, per la prima volta da febbraio, sotto la soglia del dollaro per libbra. New York e Londra sono in discesa, nell’ordine, dell’8% e del 4,7%.

Anche a giugno si è mantenuto il differenziale negativo tra colombiani dolci e altri dolci. Questa situazione anomala, che si osserva ormai da oltre 5 mesi, è determinata dalla forte ripresa produttiva della Colombia e dal contemporaneo calo dei raccolti causato, in numerosi paesi dell’America latina, dal proliferare della ruggine del caffè.

Per effetto dell’andamento dei prezzi sopra descritto si riduce ulteriormente l’arbitraggio arabica-robusta. L’attuale differenziale Ice-Liffe (86,41 cents) rimane comunque nettamente più elevato di quello di un anno fa (44,55 cents a giugno 2013).

Giugno è stato caratterizzato altresì da minori alti e bassi di prezzo, con l’indice di volatilità in forte calo (-3,2 punti percentuali rispetto maggio) dopo 4 mesi di valori in doppia cifra.

La media giornaliera dell’indicatore composto è oscillata tra un minimo di 145,87 cents, il 9 giugno, e un massimo di 157,22 cents, il 25 giugno, data in cui l’Ice è volato a 182,05 cents, spinto al rialzo dagli annunci provenienti dal Brasile relativi alle politiche agricole (nuova linea di credito da 400 milioni di reais a beneficio dei produttori di caffè) e monetarie (conferma delle misure della banca centrale a sostegno del real).

La produzione mondiale viene ora stimata in 145,194 milioni di sacchi, pressoché invariata (-01%) sull’anno precedente. Si osservano, in compenso, rilevanti variazioni nei dati disaggregati. La produzione di robusta si avvicina ormai ai 60 milioni di sacchi (+6%): oltre 11 milioni di sacchi in più rispetto al 2010/11.

Il raccolto di arabica è in calo, invece, del 4%: il consolidarsi della ripresa produttiva dei colombiani dolci non è bastato a compensare le flessioni registrate sul fronte dei brasiliani naturali (-2,2%) e degli altri dolci (-9.3%).

Dobbiamo infine osservare che le statistiche sulla produzione riportate dal report non collimano (perlomeno nel momento in cui stiamo scrivendo) con quelle  pubblicate sul sito Ico alla pagina: http://www.ico.org/prices/po.htm.

Concludiamo con i dati relativi all’export mondiale di maggio, che ha subito una nuova battuta d’arresto registrando un calo del 5,6% rispetto a un anno fa.

Nei primi 8 mesi dell’annata caffearia corrente, le esportazioni di caffè in tutte le forme verso tutte le destinazioni sono state pari a 72,832 milioni di sacchi, ossia il 3,9% in meno rispetto allo stesso periodo 2012/13.

In flessione tutte le tipologie, con la sola eccezione dei colombiani dolci, i cui imbarchi crescono di oltre un milione e mezzo di sacchi e risalgono a un volume di 8,33 milioni di sacchi (+23.4%), in linea con le medie storiche ante-crisi.

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