lunedì 23 Dicembre 2024
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Ico Report: il 2019 è stata un’annata record, ma nel 2020 il trend può invertirsi

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MILANO – L’annata caffearia 2018/19 registra una produzione mondiale nuovamente da record e segna il secondo surplus di offerta consecutivo. Così le statistiche del report Ico diffuso ieri pomeriggio. Nell’annata caffearia che si è conclusa il 30 settembre, il raccolto mondiale è stato di 168,869 milioni di sacchi, di cui 102,68 di arabica (+1,8%) e 66,04 di robusta (+6,7%).

Complessivamente, la produzione è cresciuta del 3,7% rispetto ai 162,853 milioni del 2017/18. Il tutto a fronte di consumi mondiali in crescita del 2,1% a 164,819 milioni.

Ciò determina un’eccedenza produttiva che si attesta a 4,05 milioni di sacchi, che va ad aggiungersi a un ulteriore surplus di 1,431 milioni di sacchi registrato nel 2017/18, per un eccedenza totale di quasi 5 milioni e mezzo di sacchi negli ultimi due anni.

Va detto che questa stima risulta fortemente ridimensionata rispetto a quella diffusa dall’Ico nel report di agosto, dove si prefigurava un surplus di ben 7 milioni di sacchi.

Indicatore in ripresa

Dopo la forte flessione subita ad agosto, l’indicatore composto registra a settembre una qualche ripresa risalendo a 97,74 centesimi (1,7%). La media giornaliera è oscillata tra un minimo di 94,01, il 4 settembre, e un massimo di 100,29 centesimi il 16 settembre, unica giornata in cui l’indicatore ha superato la soglia psicologica del dollaro per libbra.

La spinta al rialzo giunge dagli indicatori degli arabica, con colombiani dolci e altri dolci entrambi in crescita del 2,1% e i brasiliani naturali, che guadagnano il 3%, risentendo anche dell’andamento climatico in Brasile oltre che della flessione produttiva.

Opposto il trend dei robusta, la cui media mensile arretra lievemente (-0,2%), a 70,64 centesimi toccando il livello minimo da marzo 2010.

I due anni consecutivi di eccedenza produttiva spiegano il forte calo dei prezzi registrato nelle due annate caffearie trascorse, che stanno mettendo a rischio la sostenibilità economica dei produttori di molti paesi.

La media dell’indicatore composto si è attestata a 100,47 centesimi nel 2018/19, contro 111,51 nel 2017/18 e 132,43 nel 2016/17.

Nei 12 mesi trascorsi, la media mensile è oscillata tra un massimo di 111,21 centesimi a ottobre 2018 e un minimo di 93,33 a maggio 2019 costituente storicamente il livello più basso dal luglio del 2006. Per ben cinque mesi, la media mensile dell’indicatore è rimasta sotto la soglia del dollaro per libbra.

L’ampia disponibilità di offerta ha spinto l’export mondiale ai massimi storici: gli imbarchi dei primi 11 mesi del 2018/19 sono già superiori all’intero export dell’annata caffearia 2017/18.

Ma il trend potrebbe cambiare a breve, dopo i dati record dell’annata trascorsa

Entriamo infatti in un’annata negativa, in cui si prefigura un deficit di offerta, che secondo le prime stime potrebbe superare i 3 milioni di sacchi, anche se le valutazioni non sono concordi.

Il raccolto brasiliano di quest’anno è stimato in forte calo: -20,5% secondo la stima ufficiale Conab, che peraltro non tutti condividono. Ma il mercato guarda sin d’ora al raccolto 2020/21, che vedrà tornare il Brasile in ciclo positivo.

La fioritura è iniziata e tra qualche settimana potremo avere le prime indicazioni importanti sul potenziale produttivo.

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