lunedì 23 Dicembre 2024
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International coffee organization, i conti non tornano

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I conti non tornano nel report Ico per il mese di aprile, diffuso in questi giorni. L’apertura del report evidenzia l’eccezionale performance del Brasile, che nell’arco degli ultimi 12 mesi disponibili (aprile 2014-marzo 2015) ha esportato caffè in tutte le forme per 36,8 milioni di sacchi.

Un volume senza precedenti, testimone di un’accelerazione degli imbarchi, sulla quale ha inciso anche la forte svalutazione del real sul dollaro.

E che riflette anche una disponibilità di prodotto probabilmente di gran lunga superiore a quella ipotizzabile in base alle cifre ufficiali di Conab, alle quali l’Ico, quale organizzazione governativa, deve necessariamente fare riferimento.

Va anche detto che l’export mondiale ha segnato, nella stessa finestra temporale, una parziale battuta d’arresto (-3,3%) evidenziando, anche a marzo, un saldo negativo sullo stesso mese del 2014.

La media mensile dell’indicatore composto risale a 129,02 cents (+1,6%) mostrando la prima variazione positiva dopo cinque cali consecutivi.

In rialzo gli indicatori degli arabica. Colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali guadagnano rispettivamente l’1,8%, il 2% e il 2,4%, mentre i robusta sono in lieve flessione (-0,1%).

Analogo l’andamento delle borse (media della seconda e terza posizione), con New York in nero dell’1,5% e Londra in rosso dello 0,3%.

Molto contenute le variazioni dell’indicatore giornaliero, che è oscillato tra un massimo di 132,46 cents, il 6 aprile, e un minimo di 126,05 cents, il 27 aprile.

Pur in parziale ripresa, la media mensile rimane inferiore del 24,36% a quella di aprile 2014. E ciò nonostante un calo atteso della produzione mondiale del 3,3% nel corso del 2014/15, con la conseguente prospettiva di un deficit di offerta.

Secondo il report, i prezzi attuali riflettono il livello delle scorte dei paesi consumatori, ampiamente reintegrato nell’arco dell’anno solare 2014, oltre che le migliorate prospettive di raccolto in Brasile, dove l’impatto della siccità potrebbe essere inferiore a quanto originariamente ipotizzato.

Gli stock dei paesi importatori a dicembre 2014 sono stimati in 22 milioni di sacchi, contro 18,8 milioni a fine 2013. Un volume sufficiente a coprire quasi 3 mesi di consumi, che garantisce dunque una certa tranquillità al mercato.

Concludiamo invitando, ancora una volta, a valutare cum grano salis le cifre riportate dall’Ico. In particolare continuano a non convincerci i dati sul Brasile, che ha esportato – come già detto – quasi 37 milioni di sacchi, cui vanno aggiunti ulteriori 21 milioni di sacchi assorbiti dal mercato interno.

Il tutto in un’annata in cui la produzione (secondo la stima definitiva Conab) sarebbe stata di appena 45,3 milioni.

L’Ico spiega questa disparità di cifre affermando che si è attinto alle scorte accumulate nei 2 anni anteriori, quando la produzione è stata rispettivamente di 50,8 (2013/14) e 49,2 (2014/15) milioni di sacchi.

Ma i conti continuano a non tornare, dal momento che il Brasile, ad esempio, ha esportato, nell’annata precedente – sempre secondo il report – 32,7 milioni di sacchi, cui va aggiunta (considerando le statistiche Abic) una ventina di milioni di sacchi di consumi interni, per un totale vicino ai 53 milioni di sacchi.

Anche per l’anno precedente, le statistiche suggeriscono un totale export+consumi interni superiore alla produzione ufficialmente dichiarata.

Quando sarebbero state dunque accumulate le ingenti giacenze alle quali si è dato fondo quest’anno?

L’impressione (confermata da più parti) è quella di sempre: le stime Conab – per quanto scientifiche e accurate – sono spesso ritoccate al ribasso, anche in ragione delle forti pressioni esercitate dalle lobbies dei produttori. E valide dunque più per rilevare i trend produttivi, che non i valori assoluti.

Come già visto, Conab prevede, per quest’anno, una produzione grosso modo in linea con quella dell’anno scorso: minimo di 44,11 e massimo di 46,61 milioni di sacchi, per un dato medio di 45,34 milioni di sacchi.

Il Consiglio Nazionale del Caffè (massimo organo dei produttori) contesta da mesi queste cifre reputandole eccessivamente ottimistiche e contrapponendo i risultati di un’indagine sul campo di Fundação Procafé, che stima la produzione 2015/16 tra i 40,3 e i 43,25 milioni di sacchi.

La seconda stima Conab verrà diffusa appena l’8 giugno.

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