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Ico: fine anno al rialzo per le quotazioni di caffè, 184,26 centesimi per libbra: è il livello più alto dal 1994

La crescita maggiore si riscontra in sud America (+16,9%), grazie all’abbondantissimo raccolto brasiliano e alla produzione colombiana in ripresa (da 8,1 a 9 milioni di sacchi), seppur sempre lontana dalle medie storiche del decennio passato

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MILANO – L’ultimo mese dell’anno non ha rallentato la corsa al rialzo del caffè, che registra a dicembre una nuova potente impennata. Lo rivelano i dati del rapporto mensile sul mercato del caffè dell’Ico. Come riferisce il report, la media mensile dell’indicatore composto ha registrato a dicembre un ulteriore riapprezzamento del 6% raggiungendo quota 184,26 centesimi per libbra: il livello più alto mai raggiunto da questo indice dall’ottobre del 1994, anno in cui una vasta area di produzione brasiliana fu interessata da una devastante ondata di gelo e da una successiva siccità.

Il rapporto di fine anno dell’Ico

A livelli da record anche la media della 2a e 3a posizione dell’Ice Futures US, cresciuta del 7% da 206,92 a 221,51 centesimi per libbra, massimo, in questo caso, da settembre 1994. Come si legge nell’introduzione del report “i fondamentali di mercato continuano a essere favorevoli nel sostenere alti livelli di prezzo. Il maltempo continua a interrompere la raccolta e il trasporto in numerosi paesi esportatori ripercuotendosi sull’approvvigionamento a breve. I consumi rimangono relativamente vivaci, in particolare nei paesi emergenti.

In Brasile, oltre agli alti livelli produttivi raggiunti nell’anno di raccolto 2010/11, anche i consumi interni continuano a crescere. Sono previsti cali produttivi più lievi in Vietnam e maggiormente significativi in Indonesia, nonché in vari altri paesi esportatori, in conseguenza di condizioni meteo sfavorevoli.

La Colombia incontrerà difficoltà nel tornare ai precedenti livelli produttivi, poiché molte piante sono state colpite dalla ruggine del caffè e l’accesso ad appropriati trattamenti è limitato dai costi degli input. In compenso, le più recenti informazioni ricevute da altri paesi esportatori, in particolare dall’Etiopia e da alcuni altri paesi africani, hanno portato a rivedere al rialzo la stima preliminare della produzione totale nell’anno di raccolto 2010/11 a circa 135 milioni di sacchi. Come già detto, la media mensile dell’indicatore schizza a 184,26 centesimi, livello massimo dall’autunno ’94.

A spingere i prezzi ulteriormente al rialzo sono, in primo luogo, gli indicatori degli arabica. I colombiani dolci segnano la variazione sul mese più rilevante (+7,4%), seguiti a ruota dai brasiliani naturali (+7,2%) e dalla media di New York (+7,1%). Gli altri dolci crescono del 6,3%. Più contenuta la crescita dei robusta (+2,2%) e della media di Londra (+2,7%).

Rispetto allo stesso mese 2009, la media dell’indicatore composto registra un incremento del 47,5%. Guardando alle singole voci, gli incrementi più forti (oltre il 50%) riguardano altri dolci (+56,9%), brasiliani naturali (53,8%) e New York (+53,7%). Relativamente più contenute, ma comunque molto rilevanti, le variazioni positive dei colombiani dolci (+36,4%,), dei robusta (+34,6%) e di Londra (+41,2%).

La media annua dell’indicatore composto raggiunge i 147,24 centesimi (+27,3%): il livello più alto mai registrato dal lontano 1986. L’impennata maggiore la registrano gli altri dolci (+36,2%), mentre rimane modesta la rivalutazione dei robusta (+5,6%). La consueta tabella riepilogativa della produzione mostra alcuni importanti aggiornamenti statistici. Rivisto al rialzo, innanzitutto, il dato sulla produzione 2009/10, che viene portato a 122,855 milioni di sacchi, contro i 119,823 milioni indicati ancora il mese scorso. Questa consistente correzione (3 milioni di sacchi) è da attribuirsi in massima parte al miglior raccolto africano, stimato ora in 15,655 milioni di sacchi, contro i 12,626 milioni riportati nel report precedente.

Merito quasi esclusivo dell’Etiopia, la cui produzione 2009/10 viene stimata ora in quasi 7 milioni di sacchi, contro i 4 sin qui indicati.

Ciò porta la produzione di arabica dell’intero continente a quasi 9,2 milioni di sacchi. Lievissime correzioni al rialzo per le cifre relative ad Asia & Oceania e al ribasso per quanto riguarda Messico & America centrale, mentre il dato del sud America rimane lo stesso a 53,52 milioni di sacchi. L’Ultima colonna della tabella fornisce anche la prima stima dettaglia per l’anno in corso. La produzione totale è calcolata in 134,633 milioni di sacchi, in crescita del 9,6% rispetto al 2009/10.

La crescita maggiore si riscontra in sud America (+16,9%), grazie all’abbondantissimo raccolto brasiliano e alla produzione colombiana in ripresa (da 8,1 a 9 milioni di sacchi), seppur sempre lontana dalle medie storiche del decennio passato. In crescita anche Ecuador e Perù, mentre si registra un crollo del 52,3% alla voce “Altri”. In evoluzione positiva anche l’Africa, che vedrebbe crescere i propri raccolti di arabica e robusta rispettivamente del 15,6% e del 16,3%, per un incremento complessivo del 15,9% a 18,14 milioni di sacchi.

Molto brillanti, in particolare, la Tanzania (+52,9%), che tornerebbe sopra la soglia del milione di sacchi), il Kenya (+32,1%) e la Costa d’Avorio (+22,6%). L’Etiopia rafforzerebbe il suo primato salendo a 7,45 milioni di sacchi. Crescerebbe del 7,5% anche l’area Messico & America centrale, con quasi tutti i principali produttori in ripresa (El Salvador + 36,4%).

È prevista infine in calo la produzione dell’Asia, per effetto dei già citati andamenti negativi in Vietnam (-1,1%) e, soprattutto, in Indonesia (-16,5%), a causa del tempo sfavorevole. Complessivamente, la produzione di arabica si incrementerebbe di 10,8 milioni di sacchi (quasi il 15%), quella di robusta di un milione scarso di sacchi (circa il 2%). Si tenga conto che siamo in presenza di una stima preliminare, da prendere con ampio beneficio di inventario, poiché passibile di consistenti revisioni con il passare dei mesi.

Concludiamo con un cenno ai consumi 2010, stimati preliminarmente in “al minimo” 131 milioni di sacchi, contro i 130 del 2009 e i 132 del 2008. I dati relativi ai primi 5 paesi importatori (Usa, Germania, Giappone, Italia e Francia) riguardanti i primi 9 mesi dell’anno appena trascorso rilevano consumi complessivi per 37,3 milioni di sacchi, contro i 36,5 dello stesso periodo del 2009. Come già riferito, Il Congresso Nazionale brasiliano ha finalmente approvato, il testo dell’Accordo Internazionale del Caffè (Ica 2007), sottoscritto dal Brasile nel 2008.

“Lo scenario del mercato internazionale del caffè si dimostra positivo: il via libera all’accordo da parte del Congresso Nazionale garantisce la continuità delle azioni dell’Ico e ci mette inoltre in condizione di indicare il prossimo direttore esecutivo di questa entità” ha dichiarato il segretario alla produzione e all’agroenergia del minagricoltura Manuel Bertone.

E proprio per quanto riguarda la successione di Néstor Osorio cominciano a emergere, sulla stampa brasiliana, le prime ipotesi sui possibile candidati alla carica.

Due nomi su tutti: quelli del direttore esecutivo dell’Abic Nathan Herszkowicz e del direttore del dipartimento del caffè presso il ministero dell’agricoltura Robério Silva. Herszkowicz, che ha già espresso esplicitamente il suo interesse alla carica, gode di buoni consensi nel settore privato, mentre Silva dispone di appoggi maggiori in ambito politico e verrebbe sostenuto (sempre secondo la stampa) anche dal colosso cooperativo Cooxupé.

Tra gli “outsider” non si esclude lo stesso nome di José Sette (capo delle operazioni all’Ico, che attualmente riveste ad interim la carica lasciata vacante da Osorio) e di Francisco Ourique, del Consiglio Nazionale del Caffè. Nella sua 105a sessione, che si è svolta a Londra dal 21 al 24 settembre, il Consiglio internazionale del caffè ha fissato termini e condizioni di nomina del nuovo direttore esecutivo. I pretendenti alla carica dovranno ottenere l’avvallo alla loro candidatura da parte del governo di almeno un paese membro. Ciascun governo potrà sostenere una sola candidatura.

I nomi dei candidati dovranno essere notificati alla segreteria dell’organizzazione entro e non oltre il 15 marzo prossimo. Se lo riterrà necessario, il Consiglio costituirà un comitato (composto dai rappresentanti di sei paesi membri importatori e sei paesi membri esportatori) che avrà il compito di vagliare le candidature e raccomandare, al Consiglio stesso (entro il 30 giugno 2011), un elenco ristretto (short list) di cinque candidati al massimo da invitare alla sessione del settembre 2011 per presentare la propria candidatura. Successivamente alla presentazione delle candidature, il Consiglio procederà alla nomina del nuovo direttore esecutivo, il cui mandato avrà una durata di cinque anni, rinnovabile per altri cinque.

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