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ICO – Addis Abeba batte Milano: in Etiopia la prossima Conferenza Mondiale sul Caffè

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MILANO – Sarà Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, e non Milano – come avevamo tutti sperato – a ospitare, nel marzo del 2016, la IV Conferenza Mondiale sul Caffè. Lo ha deciso il Consiglio internazionale del caffè, l’autorità suprema dell’Ico, durante i lavori della 112a sessione, che si è svolta a Londra la settimana scorsa.

Un traguardo storico per la nazione africana, terra d’origine della Coffea Arabica, che batte la candidatura dell’Italia, con la suggestiva proposta di organizzare l’evento nell’ambito dell’Expo 2015 (e del Coffee Cluster), e quella della Colombia, promossa dalla potente Federazione dei produttori di caffè.

Milano avrà, in compenso, l’onore di ospitare il Global Coffee Forum, nonché la 115a sessione del Consiglio: il tutto nell’autunno del prossimo anno.

Il Consiglio ha anche fissato le date del Forum consultivo sul finanziamento del settore caffeario, che si svolgerà dal 22 al 26 settembre prossimi, sotto la presidenza del ceo di Fedecafé Juan Esteban Orduz.

Il (chilometrico) claim di questo quarto appuntamento sarà: “Come possono i paesi produttori assumere impegni fattivi con le istituzioni finanziarie multilaterali e i donatori affinché i finanziamenti di tali organizzazioni vengano incontro alle esigenze dei produttori”.

È stata infine istituita la Giornata Internazionale del Caffè, che ricorrerà ogni anno il 1° ottobre, a partire dal prossimo. Il varo della ricorrenza avverrà proprio in coincidenza con l’appuntamento milanese.

Breve storia della Conferenza Mondiale sul Caffè

Introdotta dall’Ica 2001, la Conferenza si svolge (art. 30) a scadenze periodiche, di norma presso la sede dell’Ico o, in alternativa, sul territorio di un paese membro.

Il quartier generale londinese fu effettivamente sede della prima Conferenza, che ebbe luogo dal 17 al 19 maggio 2001, proprio nel periodo in cui la crisi dei prezzi di inizio millennio stava entrando nel vivo.

La seconda Conferenza si svolse in Brasile, dal 23 al 25 ottobre 2005, nella città di Salvador de Bahia.

La inaugurarono l’allora presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, presente anche il presidente colombiano Alvaro Uribe. Il tema fu: “Lezioni dalla crisi: nuove vie per il settore del caffè”.

“Caffè per il futuro: verso un settore del caffè sostenibile” è il claim della più recente Conferenza, che ha avuto luogo a Città del Guatemala, dal 26 al 28 febbraio 2010, in coincidenza con i festeggiamenti per il cinquantenario di Anacafé. Vi hanno preso parte i delegati di 76 paesi membri, con un’ampia rappresentanza del settore privato, delle istituzioni internazionali e delle ong.

La prossima Conferenza Mondiale, che si svolgerà in pari tempo con la 116a sessione del Consiglio, riunirà per la prima volta gli stati generali del caffè in una paese produttore dell’Africa.

Nella presentazione della propria candidatura, la delegazione etiope ha fatto leva sulle tradizioni e sulla storia, ma anche sul presente evidenziando il ruolo del caffè nell’economia nazionale, le innovazioni recentemente introdotte nel commercio, con l’avvento dell’Ecx (Ethiopian Commodity Exchange) e l’ampia disponibilità di strutture ricettive e congressuali, che fanno di Addis Abeba una destinazione sempre più quotata per l’organizzazione di eventi e conferenze internazionali.

Brasile in primo piano

Tra i temi caldi in agenda del Consiglio, la grave siccità brasiliana, che ha fatto raddoppiare i prezzi degli arabica da novembre a oggi. Peter Baker – dell’organizzazione scientifica no profit Cabi – e Ramiro Ruiz Cárdenas – dell’Università federale del Minas Gerais – hanno fatto il punto della situazione con una presentazione che ha offerto una prima sommaria valutazione del fenomeno meteorologico, cercando quindi di inquadrare l’episodio climatico nel più complesso contesto del climate change.

L’analisi dei due ricercatori ha preso le mosse da un accurato studio dei database storici, dai quali è emerso che le condizioni che hanno caratterizzato i territori del Minas Gerais a gennaio e febbraio – deficit idrico di 500 mm nel Sul de Minas e temperature superiori di 4° alle medie stagionali – non ha riscontro negli annali dagli anni sessanta a oggi.

Per trovare fenomeni analoghi bisogna andare indietro nel tempo perlomeno sino agli anni cinquanta. Fermo restando che, all’epoca, le statistiche non erano precise, affidabili e sistematicamente rilevate come quelle di oggi.

Le conseguenze?

Le abbiamo già descritte e per una volta lasciamo la parola alle immagini (fonte Ico).

Berries not filling

Floating
Tutta colpa del cambiamento climatico?

Certamente no. Una cosa è certa però: gli episodi estremi stanno diventando ovunque sempre più frequenti.

Pensiamo a quanto è accaduto in Colombia (2008-10), in Perù e America centrale (con il proliferare della roya quale principale conseguenza per il settore del caffè), in Africa, India, Indonesia e nello stesso Vietnam, dove siccità e piogge fuori stagione ricorrono sempre più spesso (il report ha anche tracciato alcuni parallelismi con il fenomeno brasiliano).

Le rilevazioni degli ultimi cinquant’anni evidenziano inoltre un trend di fondo di incremento significativo delle temperature nel Minas Gerais.

Allo stesso modo si osserva, a livello globale, un incremento consistente dei giorni caldi (cioè con temperatura massima superiore al 90° percentile della statistica delle massime giornaliere), che evidenzia i picchi massimi proprio nelle regioni del pianeta dove maggiore è stata la deforestazione.

Concludendo:

  • la siccità che ha colpito il Brasile quest’anno non è direttamente ed esclusivamente imputabile al cambiamento climatico, ma
  • il cambiamento climatico ha contribuito a renderla ancora più drammatica.

Vanno considerati, nel caso speficifo, due tipi di mutamento climatico:

  • riscaldamento globale – la siccità presenta una più elevata temperatura di base
  • riscaldamento regionale – dovuto alla forte deforestazione dell’ultimo secolo e mezzo, che ha diminuito gli effetti del raffreddamento evaporativo e ridotto le precipitazioni.

Cosa fare?

È la domanda più difficile. In concreto e nell’immediato è importante mettere in atto adeguate strategie di adattamento, come quelle definite dalla toolbox di “Coffee & Climate” (C&C), la partnership di sviluppo lanciata circa tre anni fa da una serie di soggetti comprendenti agenzie governative , torrefattori e onlus (tra cui la Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza).

Tra le pratiche e le misure raccomandate dalla toolbox, la raccolta dell’acqua piovana, l’ombreggiamento e l’utilizzo di alberi frangivento, le applicazioni di idrogel, la copertura del terreno con pacciamatura, l’impiego di gesso agricolo.

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