MILANO – Equity story, creazione del valore delle società e due diligence offrono lo spunto per parlare del fenomeno Starbucks in Italia e dell’iconica Roastery di Cordusio. L’occasione: il terzo appuntamento di Appetite for Disruption (A4D), il primo think tank dedicato ai fondatori e ai proprietari delle catene più innovative e promettenti della ristorazione commerciale moderna.
L’incontro è andato in scena lunedì 15 aprile ClubHouse Brera di Milano, con il supporto – come per il precedente – di Lazard e da Augusto Contract. Ospiti d’onore, Giampaolo Grossi e Anna Torri; rispettivamente General Manager e Senior HR Manager di Starbucks Italy, che hanno raccontato la nascita e lo sviluppo di Starbucks Reserve Roastery di Milano.
Dopo l’introduzione ai lavori di Cris Nulli, ideatore di Appetite for Disruption, il team Lazard ha fornito una panoramica dei principali metodi valutativi solitamente utilizzati nelle operazioni M&A delle società del settore. Sono stati, inoltre, descritti i principali elementi, sia operativi che finanziari, che caratterizzano l’equity story.
Francesco Moneta, Director di Lazard, ha così argomentato: «L’equity story rappresenta il biglietto da visita nei confronti dei potenziali investitori; pertanto ogni elemento deve essere attentamente ponderato attraverso un lavoro di squadra in cui l’advisor finanziario, opportunamente selezionato per l’esperienza nello specifico settore di riferimento, collabora con gli azionisti e il management della società. Per far emergere tutti gli aspetti positivi e per trovare elementi mitiganti di eventuali aspetti da migliorare».
Spazio quindi al processo di due diligence, attraverso cui gli investitori verificano in maniera indipendente gli elementi chiave necessari per confermare la decisione di procedere con l’investimento. Ed è stato mostrato come gli elementi della due diligence possono influenzare la valutazione delle società e, in ultima istanza, la percorribilità di un’operazione M&A.
Ha preso quindi la parola Giampaolo Grossi,
Calciatore professionista fino alle soglie dei vent’anni, passato poi al mondo dell’ospitalità. A settembre 2017 è stato chiamato a gestire la realizzazione dello Starbucks Reserve Roastery di Piazza Cordusio, a Milano, considerato il più bello al mondo.
Grossi ha dapprima ricordato come, nel 1983, siano state le caffetterie del capoluogo lombardo a dare l’ispirazione al fondatore Howard Schultz per la creazione della catena Starbucks. Per sottolineare poi «l’importanza dei dettagli, che determinano il successo o meno di un progetto. Nel caso di Starbucks Roastery Milano l’attenzione ai dettagli è stata determinante, sia dal punto di vista della realizzazione del concept, sia dell’organizzazione. Ma c’è un altro aspetto fondamentale: la grande passione, che è nel dna di Starbucks, a iniziare dal fondatore Howard Schultz».
Grossi, che non è sceso nel dettaglio dei costi dell’operazione, ha poi raccontato il dietro le quinte del progetto. Dalla scelta dei materiali, i fornitori esclusivamente italiani, al lavoro di squadra, formata da alcuni rappresentanti della casa madre di Seattle e dal team italiano. Ha sottolineato poi l’importanza delle persone.
Quattro dipendenti su cinque hanno meno di trent’anni
«È stato emozionante vedere centinaia di giovani partecipare alle nostre selezioni con entusiasmo; curiosi di conoscere la realtà Starbucks e tutti i segreti del nostro caffè, che tostiamo direttamente nel locale. Al termine delle selezioni abbiamo assunto 300 di questi giovani, di cui il 50% a tempo indeterminato».
A proposito delle persone, Anna Torri ha sottolineato che «l’80% di coloro che lavorano nella Reserve Roastery di Milano ha un’età compresa tra 20 e 30 anni. Un chiaro segnale di quanto Starbucks presti attenzione alle giovani generazioni, che hanno grandi potenzialità di crescita all’interno dell’azienda».