MILANO – La sua vita ha avuto un grande filo conduttore e una grande passione: il Caffè.
“La mia passione si chiama lavoro. È un amore iniziato presto, quando ho cominciato come apprendista, ma è passato indenne attraverso gli anni e le mie vicende personali ed è uno slancio che ancora non si è spento”.
Così si presenta nella biografia che ha dedicato alla famiglia e alle nuove generazioni Bruno Dalla Corte, fornendo un quadro rapido ed efficace di una vita che ha avuto un grande filo conduttore e una grande passione: il Caffè.
Nato a Novara nel 1929, nel dopoguerra ha vissuto l’urgenza di trovare un’occupazione, accettando “qualsiasi lavoro”, pur di aiutare la famiglia a uscire da privazioni e difficoltà economiche. Serio, curioso, desideroso di apprendere, si è impegnato con dedizione e grande rigore (ereditato del piglio severo del padre militare) ad ogni mansione ricevuta, sin da quando assemblava e riparava radio, per poi passare in Cimbali come tecnico riparatore. Ed è proprio grazie a una radio – un oggetto raro e prezioso per l’epoca – riparata che ha incontrato la donna della sua vita, Pinuccia.
Bruno Dalla Corte sempre raccontato con orgoglio il suo lavoro di quegli anni: chiusi i grandi locali del centro di Milano, dove si gustava il caffè nero, amaro e senza schiuma delle prime macchine a vapore, arrivavano in bicicletta lui e un suo collega: sotto gli occhi di un sorvegliante sempre attento, smontavano la macchina per ripulirla dal calcare che si era accumulato nella caldaia. Era un lavoro lungo e faticoso: togliere le fasce dalla caldaia, ripulirla, richiuderla, avvolgerla con uno strato isolante di amianto, quindi di nuovo una guaina di tessuto per tenere insieme il tutto.
Abnegazione, poche ore di sonno e di nuovo all’opera: non si è mai risparmiato e ha accumulato in poco tempo una grande esperienza, che lo ha portato in Faema: il mercato delle macchine per caffè era in piena espansione e un tecnico ben preparato era una figura professionale rara.
Il matrimonio, la nascita del primo figlio Paolo “un bellissimo bambino che ci ha resi tanto felici” e tanto, tanto lavoro (i cedolini parlano di una media di 300 ore al mese).
Grazie alla sua serietà ottiene la piena fiducia del titolare dell’Azienda, Carlo Ernesto Valente: riorganizza l’officina interna alla sede milanese, quindi riceve l’incarico di avviare le filiali e il servizio assistenza in Italia. Nel 1961 vive in prima persona la nascita della macchina che rivoluziona il mercato dell’espresso, la E61 e due anni dopo quella della prima macchina per il vending, “osteggiata dai titolari delle grandi aziende perché distoglievano gli operai dal lavoro”.
È un periodo in cui le aziende costruttrici gareggiano nel realizzare modelli con tecnologie sempre più all’avanguardia. Questi miglioramenti lo appassionano: vuole sperimentare in prima persona qualcosa di nuovo.
Si dimette da Faema e a pochi giorni nasce la secondogenita, Elsa. Prende il via l’attività di vendita e assistenza di macchine espresso: finalmente in proprio. Ben presto all’attività principale si affianca la progettazione. Nel 1966 prende il via lo studio per realizzare una macchina innovativa. La prima produzione è di cinquanta pezzi in collaborazione con la società milanese Cosmo.
Nel 1969 Bruno, in collaborazione con altri soci, fonda una nuova azienda a Bologna, la ABA. Quell’anno il mondo è catalizzato dall’arrivo del primo uomo sulla luna: la macchina si chiamerà La Spaziale. La nuova apparecchiatura ha un sistema di riscaldamento innovativo, in grado di tenere pulita la caldaia dell’acqua grazie a uno scambiatore di calore con circolazione di vapore.
Frattanto è entrato nel mondo del lavoro seguendo le orme paterne Paolo. Il successo de La Spaziale è grande, ma padre e figlio hanno la mente sempre rivolta al futuro: nasce l’idea di una nuova macchina più evoluta in grado di far fare un deciso passo in avanti alla tecnologia delle macchine espresso: un passo che porta al distacco tra i soci, dopo un’esperienza insieme durata ben 31 anni.
È Paolo a convincere il padre e la sorella Elsa a dare il via alla nuova avventura: il nome e il logo sono la firma di papà e la nuova macchina, Evolution, ha una tecnologia innovativa: per la prima volta si presenta al mercato internazionale una macchina espresso in cui ogni gruppo è totalmente autonomo dagli altri e dalla caldaia; una vera e propria rivoluzione per l’industria delle macchine da caffè espresso. Il sogno prende forma, la nascita del nuovo stabilimento nel 2001 e della macchina nel 2002 lo “ringiovanisce di 10 anni” afferma Bruno.
Paolo progetta, diventa il riferimento dell’azienda, ma alle sue spalle c’è sempre Bruno: con lui discute, si confronta, affina particolari, in una ricerca continua. Il suo occhio vigile controlla sempre tutto e nella sua mente ogni particolare, ogni dettaglio delle machine che prendono vita in Dalla Corte è più che mai chiaro.
La gioia dei nipoti: Valentina e Pietro, figli di Paolo, Kenyi e Freddy di Elsa, la morte della moglie Pinuccia e gli inevitabili problemi legati all’età. La sua presenza in fabbrica si fa più rada: si dedica alla cucina (una sua grande passione) e ogni giorno non manca di recarsi al bar, per assaporare e giudicare quella che è stata la sua passione di una vita: il caffè.
Le sue visite sono più rade, ma ogni tanto lo si vede in fabbrica. Non manca a un appuntamento con i giovani del dc campus e ad Host 2013 è circondato dall’affetto di tanti baristi giovani e meno, che “invadono” lo stand di Dalla Corte, portandogli un dono. Il 13 dicembre all’età di 85 anni si è spento, dopo avere lottato a lungo contro la malattia.
Grazie Bruno per quanto ha fatto, per la sua presenza al contempo orgogliosa e discreta, per il contributo prezioso dato all’industria delle macchine per espresso e al mondo del caffè: un’eco che risuona in tutto il mondo insieme alla sua firma, che accompagna ogni macchina Dalla Corte.
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Direzione e redazione di Comunicaffè sono vicini alla famiglia dalla Corte per la scomparsa di “papà” Bruno