VILLORBA (Treviso) – Viaggiò in Africa alla ricerca dei caffè migliori quando creare un’impresa di torrefazione, a Treviso, era ancora un sogno. Ma lui ci credeva, come il padre Cirillo e lo zio Antonio che furono i primi a sbarcare nel corno d’Africa e in Sudamerica ai primi del Novecento, con tanto di licenza regia.
E ci riuscì rendendo di livello internazionale l’avventura di papà e zio, gettando le basi della moderna impresa di torrefazione che ancor oggi porta il nome di famiglia.
Valentino Venturato è morto lunedì, all’età di 86 anni, vittima delle complicazioni sopravvenute a seguito di un banale incidente domestico.
Vano l’intervento in extremis ospedale. È stato un autentico pioniere del caffè, sia in campo imprenditoriale che esplorativo.
Dopo i viaggi del padre e dello zio, fu lui, con in tasca il diploma di ragioneria, ad aprire un canale commerciale con il Madagascar e l’Africa nel secondo dopoguerra, costruendo alcuni impianti di torrefazione per conto del governo dello stato africano.
E poi qui in Italia, a Villorba, realizzò il grande sogno di dare un nome trevigiano al mercato del caffè.
E non solo.
Oltre ad essere stato fino ad oggi il patron della società di famiglia si era lanciato infatti tra i primi in Italia e nel mondo, nel settore dei distributori automatici fondando all’inizio degli anni Settanta la Soveda, un brand antesignano nel vending, che ancora oggi ha il suo cuore operativo ancora a Villorba dove Valentino viveva da anni, con puntate nell’amata Cortina ma soprattutto in quell’Africa che gli era rimasta nel cuore.
E a Villorba, per un lungo periodo, aveva dimorato nella villa che fu del leggendario tenore Mario del Monaco.
«Il suo mal d’Africa era quasi feroce», dice il figlio, «quel continente lo aveva catturato, ammaliandolo con la sue mille suggestioni.
In particolare il Madagascar» di cui scriveva ancora sul suo profilo facebook. Grande sportivo, amava la caccia, «era rimasto un capitano d’industria vecchio stampo, solitario e gentiluomo di altri tempi, legatissimo alla sua attività primaria di torrefattore», dicono tutti, «ma non per questo si era chiuso al nuovo». Un carattere schivo, riservato, ma amante delle cose belle.
Lascia la moglie Marisa, i figli Antonio, già responsabile dell’azienda e dei diversi settori di attività, ora sotto il controllo di un fondo, e Lucia, fondatrice e anima del festival «Sole luna doc film festival» che è diventato in pochi anni uno dei perni della grande e rinascita culturale della città.
E ancora, sei nipoti e una pronipote appena nata. La data dei funerali è ancora da fissare. Vastissimo il cordoglio, non solo negli ambienti imprenditoriali e culturali. Subito sono stati numerosissimi gli attestati giunti ai familiari.