MILANO – Starbucks ha aperto a Torino con investimenti ingenti lo store più grande d’Italia. Ma la notizia non sembra impressionare i caffettieri della Mole, che temono semmai la sempre maggiore pressione fiscale, come racconta questa anteprima di cronacaqui.it a firma di Adele Palumbo, che vi proponiamo di seguito.
TORINO – Le caffetterie del centro non temono affatto l’arrivo di Starbucks.
Anzi, guardano con un misto di curiosità e snobismo alla grande catena americana e ai suoi “beveroni”.
“Qui ospitiamo la vecchia Torino” racconta Luigi da Baratti&Milano. “La nostra clientela non è certo quella che va da Starbucks”.
La caffetteria che dal 1875 gode di un posto d’onore sotto i portici di piazza Castello non teme le novità, ma non accetta paragoni. “Ben venga che questa grande catena abbia aperto a Torino, farà bene all’economia della città. Ma noi siamo un locale storico. È un’altra cosa”.
Non un passo indietro neppure nell’antica Torrefazione Beccuti di via Pietro Micca. Dopotutto, cosa potrebbe mai temere il locale dove, nel lontano 1890, è stata creata la miscela Costadoro?
“Nei magazzini che attualmente sono occupati dalle merci una volta c’era la torrefazione” racconta Renato Tortorella, il responsabile del locale. “Fu il signor Oreste Beccuti in persona a importare dal Costa Rica la ricetta e a iniziare a produrre il caffè Costadoro proprio qui”.
I bicchieroni del brand americano devono inoltre vedersela con i delicati disegni delle tazzine di porcellana della Torrefazione. “La tradizione del caffè a Torino non teme affatto l’apertura di queste catene internazionali” spiega ancora Tortorella. “A farci paura sono ben altre cose. Le tasse sempre più alte, ad esempio”.
Adele Palumbo