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HOST2017, parla Simona Greco: “In mostra prodotti, formazione, qualità”

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MILANO – Una conferenza stampa attesa quella per HostMilano 2017 perché annunciava molte notizie e altrettante novità. Un appuntamento in previsione della vera e propria esibizione in programma il prossimo ottobre, dal 20 al 24.

Così, in concomitanza con la presentazione di HostMilano 2017, ecco la discussione della ricerca “Ristorazione, lusso e territorio: driver dell’italian way of living”.

Sono intervenute in ordine: Magda Antonioli Corigliano (Direttrice Master in Economia del Turismo, Università Bocconi), Marinella Loddo (Direttrice ICE Milano) Cristina Tajani (Assessore alle Attività Produttive del Comune di Milano) e, infine, Simona Greco (foto sopra), Director Art, Fashion, Hospitality & Travel Exhibitions Department, Fiera Milano.

È proprio con Simona Greco che abbiamo avuto l’occasione di confrontarci in un’intervista tutta incentrata sulla relazione tra HostMilano e il settore del caffè. Un ambito che, la stessa Simona Greco ha sottolineato più volte, è forza trainante dell’ italian way of living.

Spazi espositivi: quali sono i numeri di quest’anno? Quali sono le previsioni per questo ottobre del 2017?

“Quest’anno ospiteremo il 40% in più di aziende espositrici che saranno internazionali e che, principalmente, verranno dai Paesi core business di questa filiera. Parliamo quindi della Germania, della Francia, della Spagna e degli Stati Uniti.

E ad oggi registriamo un incremento del 5% di tutti gli spazi espositivi, anche per quanto riguarda quello del caffè. Ovviamente, nell’arco di questi cinque mesi che ci separano dall’apertura della Fiera, speriamo che questa stima aumenti ulteriormente.”

Host è uno spazio funzionale alla comunicazione del format italiano a dei possibili ambassador. Attirare gli imprenditori stranieri con il way of living italiano è il principale obiettivo. Quando parliamo di un prodotto come l’Espresso italiano, qual è stato il miglior ambassador fino ad oggi?

“Credo non si possa individuarne solo uno: direi piuttosto che i risultati derivino dalla somma di una serie di circostanze, di relazioni e di realtà diverse. Accade un po’ come in una squadra di calcio, all’interno della quale il singolo giocatore non fa la differenza.

Sicuramente quello in cui siamo stati davvero abili è nella costruzione di una rete che comprendesse non solo gli ambassador, ma anche i giornalisti, le testate, i trainer del settore e le aziende. Tutti questi fattori messi insieme, sia sul territorio nazionale sia, soprattutto, internazionale, hanno permesso di costruire un piano omogeneo di comunicazione e di promozione della nostra eccellenza.

Sempre propedeutica alla manifestazione e, in particolare, al settore del caffè, la relazione tra tutte le parti che si è concretizzata nell’interesse sempre maggiore da parte dei compratori internazionali per ciò che viene presentato ad Host.”

Il caffè è una commodity che registra una forte crescita. Già nel 2016 parliamo di un aumento del 2,7% con l’incremento maggiore in Asia. Parallelamente, scendendo nel particolare delle caffetterie, quelle in crescita sono le specializzate. Di fronte a questi due dati e pensando al settore Food&beverage in cui l’Italia va molto forte, secondo lei una nuova tendenza potrebbe essere la mixology per il nostro paese, per porsi come valido competitor rispetto all’Asia?

“Anche in questo caso non credo ci sia un’unica ricetta. Sicuramente il fatto che le aziende che parteciperanno ad Host, in particolare quelle italiane, possano crescere a livello nazionale e internazionale è dato da più fattori. Uno di questi è che attualmente, a livello globale, si sta imparando a degustare il caffè.

Prima consumare il caffè al di fuori dei confini italiani era un’esperienza abbastanza piatta. La stessa per tutti e in qualsiasi luogo. Il caffè era il tipico beverone da passeggio. Oggi questa logica è finalmente superata.

In Italia ci siamo arrivati un po’ prima. Entrando in un bar nessuno fa la stessa ordinazione e le richieste sul caffè sono molto diversificate. Noi forse siamo particolarmente pretenziosi, però questo deriva da una cultura più forte del caffè.

La declinazione di questa degustazione italiana, più raffinata, più attenta alla somministrazione e al gusto, la stiamo esportando nel mondo. Ed è uno dei fattori chiave per la crescita di questo prodotto. Non solo in Asia, ma anche negli Stati Uniti.

Un tempo non era possibile per me prendere un caffè all’estero di qualità. Adesso invece non devo più aspettare di atterrare a Malpensa per trovare un buon Espresso. Dobbiamo insistere e lavorare in questa direzione, per diffondere la nostra cultura del caffè.

Qualcosa che coinvolge tutti i processi della pulitura della macchina, della tostatura, il tempo. I prodotti vengono esportati, ma è altrettanto importante la formazione.”

Oggi è stata presentata la ricerca sulla ristorazione di lusso come driver dell’italian way of life. Di solito, quando si parla di luxury travel, la si associano al settore enogastronomico. Parlando sempre di nuove tendenze, di cui Host è un termometro sensibile, potrebbe in un futuro prossimo pensare la stessa cosa del caffè espresso?

“Secondo me sì. Io proprio in questo settore vedo enormi progressi. Ecco un esempio che sembrerà banale e che invece è un chiaro segnale di miglioramento: fino a qualche tempo fa non era scontato gustare un buon caffè al ristorante a fine pasto.

Il tallone d’Achille della ristorazione di alto livello, una volta erano il vino e il caffè: inizio e chiusura. I ristoratori finalmente hanno capito il ruolo chiave del caffè, che non può più essere quel prodotto che trovi buono solo al bar.

Anzi. Ancor più al ristorante deve esser garantito un Espresso eccellente. Sono convinta per questo che il caffè abbia delle ottime chances di crescita, pur costituendo già una nicchia di mercato che ha dei volumi incrementali continui. Ha una capacità di penetrazione impressionante, soprattutto nei ristoranti che servono il caffè porzionato, un po’ più gestibile.”

Il Sic si conferma anche per questa edizione di Host, un punto fermo. Si tratta ancora di un marchio e di un primato che per molti rappresenta un unicum nel panorama mondiale?

“Sì assolutamente. Noi di Host siamo molto legati a questo Salone e ci consideriamo legati a doppio filo. Sia dal punto di vista della comunicazione sia per quanto riguarda la sua storia di eccellenza. Non si tratta di un accessorio marginale: il Sic resta ancora oggi il cappello che poniamo sul settore bar-caffè e del vending.”

A HostMilano sono stati previsti numerosi seminari, dimostrazioni, degustazioni e lezioni di tasting, alla presenza dei principali interlocutori e dei baristi più quotati del momento. Si potrebbe affermare che Host si impegna a sensibilizzare gli acquirenti attraverso una maggiore conoscenza del prodotto e della produzione del caffè?

“HostMilano vuole sicuramente portare il network che gravita attorno all’evento ad andarsene con due cose, prima di tutto. Con un buon ordine portato a termine e, quindi, un buon rapporto commerciale instaurato. Ma anche con un arricchimento in termini di conoscenza.

Questo fattore informativo vuole da una parte, per quanto riguarda i compratori e i distributori, favorire la penetrazione di un prodotto. Dall’altra, pensando ai professionisti, donare un valore aggiunto all’esperienza formativa e creativa.

Aiutare a capire dei concetti manageriali e aumentare le competenze. Host vuole essere un’esperienza che va al di là degli obiettivi commerciali.

Per questo il nostro impegno si concentra molto sullo sviluppo dei 400 eventi collaterali all’evento. Supportando in termini di comunicazione e di accesso all’esposizione le aziende e le associazioni organizzatrici.”

A Host2017 l’espresso un prodotto d’eccellenza

Sviluppo, formazione e qualità. Questi gli elementi di cui ci ha parlato Simona Greco e che saranno esposti alla fiera HostMilano 2017. Fattori caratteristici dei prodotti italiani, in particolare, del nostro prodotto di eccellenza, l’Espresso

di Simonetta Spissu

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