ROMA – La pasticceria è un’arte dolciaria a cui gli italiani sono molto affezionati per tradizione. Una tecnica e delle ricette che di generazione in generazione si è identificata con il Bel Paese, un po’ come il caffè. Non per niente, questa bevanda in questi ultimi anni va a braccetto con dolci, serviti insieme proprio nei locali in cui i pasticcini e le torte sono il prodotto principale. Gli esempi sono tanti, uno per tutti a Milano nè è l’esempio lo spazio firmato da Iginio Massari, un nome collegato anche al marchio triestino di Hausbrandt. Adesso, questo connubio che arricchisce i palati, si esprime in un modo tutto nuovo che dall’Oriente, il Giappone, arriva nella capitale: prima apertura romana di una pasticceria giapponese è Hiromi Cake. Leggiamo la notizia da agenziacomunica.net.
Haromi Cake in Via Fabio Massimo 31, Roma
Un laboratorio tutto al femminile, quello di Hiromi Cake che, oltre alla proprietaria accoglie altre tre ragazze giapponesi a rifinire e comporre i dolci sotto lo sguardo curioso e attento dei clienti. Continuamente spettatori di uno show cooking dal vivo.
Tutti i giorni attivi da mattina a sera
Oltre alle monoporzioni, il cui costo oscilla tra i 2,80 e i 4,80 euro a pezzo, si possono ordinare torte, scegliere di sorseggiare caffè bio 100% Arabica. Ma anche un cappuccino matcha nella versione in bicchiere a portar via o partecipare alla cerimonia light del tè.
A Roma nel dinamico quartiere di Prati soffia il vento dell’ oriente
Infatti è nata Hiromi Cake, la prima pasticceria tipica giapponese, tutta in rosa perché dietro le quinte ha uno staff tutto al femminile. In un’ambientazione da izakaya, letteralmente “negozio di sakè dove ci si siede”, la pastry chef Hiromi ha aperto un laboratorio. Dove diffondere la cultura wagashi ovvero l’arte dell’antica pasticceria tradizionale giapponese. Precisione, leggerezza e bellezza prendono forma e sostanza in dolci piccole opere d’arte, nate per accompagnare la tradizionale cerimonia del tè.
Pluripremiata per l’ecosostenibilità delle sue creazioni
Hiromi è andata nelle piantagioni di mango studiando una linea di dolci dedicata, utilizzando uno degli alimenti più costosi del mercato giapponese. Ossessionata della perfezione della frutta esposta sui banchi.
A base di farina di riso, fagioli azuki, patate dolci, ma anche sesamo, soia, agar-agar (la gelatina vegetale di alghe). Nonché connotata da un uso ridotto dello zucchero, la pasticceria nipponica affonda le sue origini nell’antichità. E Hiromi Cake tramanda l’amore per le preparazioni che richiedono spesso un’intera giornata di lavoro e fino a quindici passaggi. L’aspetto è fondamentale e questi gioielli artigianali, che devono appagare vista e gusto, hanno conquistato nel tempo pure noi occidentali.