MILANO – Ancora fresca dai mondiali di Cup Tasting a Belo Horizonte, Helena Oliviero torna su queste pagine per parlare in qualità di donna del caffè. A pieno merito, essendo campionessa italiana di cup tasting 2018, nonché di Ibrik 2016. Per cominicare le abbiamo chiesto: che cos’è per lei il caffè? Un ricordo, un’abitudine, un tramite? Ecco che cosa ci ha risposto.
“Per me il caffè ha un valore sociale e culturale. È un momento di incontro per trovarci con amici, conoscenti o anche per lavoro oppure per una pausa. Ogni paese lo vive a suo modo e con le sue tradizioni. Negli ultimi tempi, tra gli addetti ai lavori, è diventato anche un legame e un tramite per conoscere e consolidare amicizie.”
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
“Sono trainer ed assaggiatrice. Faccio corsi certificati Sca nei moduli barista, brewing (caffè filtro) e sensory (assaggio). La mia specializzazione è soprattutto sull’assaggio del caffè che ha vari sbocchi di consulenze. Sia nello sviluppo e controllo qualità del prodotto tostato sia nella selezione del caffè verde.”
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale?
“Quando ho frequentato diversi corsi ho capito che c’era molto di più da scoprire tecnicamente e culturalmente ma anche un gruppo di persone appasionate.”
È stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“Un mix nel senso che non si può essere nel mondo del caffè ed estraniarsi dalle altre persone che ne fanno parte. È un ambiente che lega sia da un punto di vista professionale che relazionale.”
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
“Non, di non farcela ma la necessità di dover rivedere il percorso che sto seguendo. Per me le situazioni cambiano e devono cambiare. Quando un’attività la si vive come una routine per me è il momento di trovare altri stimoli.”
Che cosa direbbe a quella se stessa del passata, in difficoltà?
“Cambia tu perchè non riuscirai a far cambiare le cose o le persone per te.”
E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?
“Che ci saranno tante situazioni per le quali purtroppo è inutile cercare di lottarci contro.”
Descriverebbe la sua giornata tipo?
“Non ho una giornata tipo e non voglio averla. Passo tantissimo tempo sui mezzi di trasporto (soprattutto treno) o aereo. Attività diverse richiedono giornate strutturate diversamente.”
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“È un ambiente molto maschile ma è una situazione piuttosto comune in vari campi. Ho avuto rifiuti in quanto donna sia in Italia sia all’estero in contesti diversi. Anche delle mie colleghe hanno vissuto la medesima esperienza. Non basta quindi avere competenze uguali, bisogna quindi essere ben più preparate. Ciò ti insegna ad avere più forza e determinazione per andare avanti.”
Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?
“In Italia molto lentamente. Non viene nemmeno dato il messaggio giusto, sembra una setta riservata solo a pochi snob.“
Come intende la giornata internazionale del caffè? (come ha festeggiato)
“Per il 1 Ottobre sono stata a Milano durante l’evento di Comunicaffè a promuovere la cultura del caffè facendo fare assaggi di caffè specialty presso un bar del centro di Milano.”
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“Non credo ci sia un “tocco femminile”, per me è tutta una questione di gusto personale, sensibilità e ricerca. Ci sono alcune cose che possono risultare più facili o ostiche, tutto però può essere imparato. È proprio nel catalogare un’attività o un modo di essere come maschile o femminile che creiamo pregiudizi.”