MILANO – La notizia delle dimissioni di Howard Schultz (nella FOTO in alto in Galleria a Milano per l’annuncio della prima apertura in Italia) da amministratore delegato di Starbucks ha subito fatto il giro del mondo. Lasciando il segno non soltanto nelle quotazioni del titolo a Wall Street, volato del 4 per cento nell’after hour.
Tuttavia in queste ore si moltiplicano in America anche le voci, che potrebbero essere
fondate, su una possibile discesa in politica di Howard Schultz – lui fermo oppositore di Donald Trump – nel momento in cui i democratici sono alla ricerca disperata di nuovi volti e nuovi leader. Del resto Schultz, 63 anni, si è sempre sentito stretto nei panni del semplice dirigente di azienda.
E negli ultimi anni ha fatto di Starbucks non solo leader mondiale nel suo settore, con oltre 25 mila negozi in 75 Paesi, dalla Cina a Dubai, passando per tutta l’Europa.
Ma anche parte attiva nel dibattito nazionale e portavoce di battaglie come quella contro le armi da fuoco, i diritti degli omosessuali, la lotta al razzismo e quella alle rette universitarie troppo alte per gli studenti americani.
Sempre molto vicino a Barack Obama, Schultz – considerato un visionario al pari di personaggi come Steve Jobs – ha fatto attivamente campagna per Hillary Clinton e ha definito la vittoria di Donald Trump “scioccante ed incredibile”.
Alcuni commentatori e alcuni dei suoi amici più vicini non hanno escluso in tempi recenti l’ipotesi che un giorno possa decidere di correre per la Casa Bianca.
Per ora lascerà il posto di chief executive officer al fidato Kevin Johnson, 56 anni, suo amico e attuale responsabile finanziario del gruppo. Mentre lui manterrà l’incarico di presidente. Il cambio della guardia è previsto per il prossimo 3 aprile.
“Questo è un grande giorno per me. Amo la mia società al pari della mia famiglia”, le sue prime parole dopo l’annuncio.
Quel che è certo è che continuerà a viaggiare in lungo e largo per gli Stati Uniti, per promuovere le questioni sociali a cui è legato e per portare avanti una battaglia in cui crede moltissimo.
Cioè correggere le disfunzioni di Washington e della politica, quelle disfunzioni che hanno portato al trionfo del populismo di Donald Trump.
Johnson, che diventerà nuovo numero uno, ha un passato di grande esperienza, avendo lavorato per anni anche a fianco di Steve Ballmer, ex Ceo di Microsoft. E’ arrivato a Starbucks nel 2015.
Il titolo vola in Borsa a New York
Intanto nelle contrattazioni after hours il titolo di Starbucks è schizzato quasi del 4%.