PIACENZA – Torrefazione Musetti. Adesso, quando a casa o al bar mi capita di bere un caffè, non riesco a non pensare, questione di attimi, alla sua storia, alla sua importanza economica, alla diffusione, alle tante notizie, curiosità, ai tanti modi di prepararlo e anche alla gente che nel caffè trova una pausa, una scusa, cercata, per conversare, ascoltare, caricarsi o scaricarsi.
Un rito spesso banalizzato dalla fretta e dall’abitudine, nemiche dei pensamenti, ma che per me, fresco di una visita alla Torrefazione Musetti di Pontenure-Piacenza, diventano ora spontanee e naturali.
Dopo una conversazione sul tema con Guido Musetti, giovane consigliere delegato, dopo uno sguardo, se pur attento, allo stabilimento e una rapida full immersion su Robusta e Arabica, le due tipologie base che vanno a formare le miscele per bar, moka… dopo le informazioni sulle loro origini e la messa al bando di alcuni luoghi comuni, dopo dunque questo seminario sul caffè, ho capito perché noi italiani, pur non avendo in casa piante e chicchi, siamo comunque famosi e affermati nel mondo, come inarrivabili dispensatori di un nettare chiamato appunto caffè.
Unitamente al suo derivato e altrettanto famoso cappuccino.
“Il motivo — spiega Guido Musetti — è che nessuno riesce a tostarlo e a miscelarlo meglio di noi. Acquistiamo sì la materia prima all’estero (in Africa, in Sud America e oggi anche in India e in Vietnam), ma la torrefazione e le combinazioni le componiamo e le scegliamo nelle nostre aziende. Siamo dei maestri e non è un caso che esportiamo caffè anche negli stessi paesi produttori. Pensi che la Musetti ha clienti sparsi in tanti paesi: in Europa, Giappone, Cina, Taiwan ma anche in Cile, Colombia e Brasile”.
E il consumo cresce, specie all’estero. Il merito è in gran parte del turismo, chiamato dal fascino dell’Italia. I visitatori diventano subito consumatori, affezionati, e tali rimangono anche a casa loro.
È un successo che ci caratterizza, è un business significativo. Di esso si può forse parlare anche in termini di cultura, e senza esagerare, di abilità vincente nel confezionare miscele, nell’interpretare i gusti delle tradizioni territoriali, e ci si può vantare di consolidate esperienze nella ricerca della qualità.
“È così. Per lavorare bene, per garantire prodotti al consumo, occorrono passione, impegno, intuizione e fantasia imprenditoriale. La nostra azienda è dal lontano ‘34 che opera nel settore.
Con quasi settant’anni di anzianità sulle spalle è in grado ormai di predisporre miscele di successo scegliendo tra le migliori varietà di caffè che comperiamo da selezionati coltivatori di oltre venti paesi.
Questa bella iniziativa l’avviò la nonna: un negozio, un piccolo commercio e poi una contenuta importazione diretta tanto per cominciare. In seguito una crescita progressiva e oggi la soddisfazione di avere clienti affezionati e di vedere allargarsi i nostri obiettivi. Il mercato tuttavia è molto competitivo. Bisogna investire su processo e prodotto”.
Parla volentieri Guido del suo mondo e del suo lavoro, mentre percorriamo l’ampio stabilimento di Pontenure, dotato di strutture e impianti d’avanguardia, più che mai necessari per garantire un prodotto finale che rispecchi la passione, la tradizione di casa e lo stretto legame tra Musetti e l’espresso italiano. Ma non solo.
“A noi fa particolarmente piacere avere un ottimo e proficuo rapporto con i nostri collaboratori, con i concessionari che vengono qui, proprio in questa stanza/laboratorio dove siamo seduti, ad imparare le tecniche indispensabili per selezionare e indovinare le miscele più idonee, per utilizzare al meglio la macchina, mezzo sempre importante per dare giusto risalto all’aroma e al sapore della “tazzina””.
Ma dall’espresso bar, la voce doc del caffè made in Italy, dove gli italiani sono i primi della classe, passiamo ad alcune variazioni e affinità della gamma Musetti.
Si tratta di decaffeinati ottenuti per via naturale, di macinati per moka o filtro, di macinati da agricoltura biologica, di caffè agli aromi naturali, al limone, fragola, menta, arancio e così via. È la linea “Mama”.
Ma c’è pure la linea “Ciock”, che fa felici gli amanti del cioccolato in tazza: una bevanda densa e cremosa a base di puro cacao olandese.
La conversazione è interessante e il suo oggetto ci prende e ci attrae per i suoi significati e le sue liturgie di preparazione.
Le domande così si susseguono, alcune immagino ovvie, ma Guido Musetti, paziente, risponde pure agli interrogativi marginali.
Impariamo così, ad esempio, che per avere meno caffeina non bisogna chiedere un caffè lungo. Il “ristretto bar” è meno forte di quello fatto in casa con la moka; impariamo ancora che la qualità Arabica, nelle sue versioni, è più delicata e dolce rispetto alla Robusta che, in armonia del resto al suo nome, è più forte e ricca di caffeina.
E ancora che il caffè va preparato a fuoco lento. Con acqua fresca. Tenendo in conto i gusti personali. Einfine, udite udite, che il caffè non è nato in Brasile come alcuni (tanti?) credono, me compreso, ma in Medio Oriente. E che in Brasile, Colombia e Costa Rica è arrivato dopo, e dall’Europa.
A questo punto Guido ci fa dono di una pubblicazione illustrata. Contenente tutto lo scibile sul caffè. Si legge e si guarda d’un fiato.
Non facciamo più domande e ci alziamo. Con la convinzione piena che la Musetti di Pontenure sia un’azienda veramente sinonimo di caffè, e di quello pregiato. Anche senza essere tecnici del mestiere lo si capisce al volo. Da ogni particolare.
Per non parlare del profumo.
Franco Ferrari
La Libertà quotidiano di Piacenza