MILANO — Guido Martinetti, cofondatore di Grom, fa il punto sui traguardi raggiunti e sugli ambiziosi obiettivi di crescita ed espansione dell’azienda. A cominciare dallo sbarco in Cina, previsto per il prossimo autunno.
L’occasione è un’intervista con Repubblica realizzata da Mariachiara Giacosa, che vi proponiamo di seguito.
Tre anni con Unilever. Guido Martinetti che insieme a Federico Grom è amministratore delegato dell’azienda di gelati artigianali Grom, ha un consiglio per la famiglia Bianco che ha appena venduto agli anglo-olandesi il 75 per cento della proprietà di Equilibra, leader nella produzione di integratori alimentari e cosmetici. “Le multinazionali sono un contesto molto più complesso rispetto alle realtà aziendali a cui siamo abituati, ma c’è molto da imparare. È una grande opportunità”.
Quali vantaggi ha avuto Grom dalla vendita?
“Abbiamo avuto accesso a una tecnologia per la lavorazione del gelato di alta qualità su scala più ampia che altrimenti non saremmo stati in grado di organizzare. Nel mondo non esiste il gelato confezionato di alta qualità. Per questo il matrimonio è molto ben riuscito: noi abbiamo il legame con l’agricoltura, conosciamo i passaggi e i segreti della produzione, mentre Unilever ha in mano le competenze per la trasformazione”. Guido Martinetti
Per quando riguarda le decisioni?
“Veniamo sempre coinvolti, manteniamo una passione sfrenata per il nostro mestiere e continuamo a metterci la faccia. Da parte loro, c’è massimo rigore nel rispettare la storia dell’azienda”.
Non vi sentite “divorati”?
“No, bensì coccolati. La professionalità mia e quella di Federico sono preziose. Tutti i prodotti portano la nostra “firma” da questo punto di vista non è cambiato nulla. Siamo protagonisti del futuro di Grom in un contesto organizzato”.
Nel 2016 i conti erano in rosso, ora come va?
“Non divulghiamo dati di bilancio, ma Grom è un pezzo di un pacchetto più grosso, i suoi numeri, da soli, valgono poco. Vale invece il fatto che abbiamo raddoppiato i turni di lavoro nel nostro laboratorio di produzione a Torino e abbiamo appena assunto una ventina di persone”.
Sono aumentati i punti vendita?
“Siamo a 88 gelaterie in otto paesi”.
Più la grande distribuzione.
“È stata la grande opportunità di Unilever: portare il gelato di alta qualità, con la stessa ricetta di quello delle gelaterie, nei circuiti finora appannaggio del gelato confezionato. In Italia c’è un consumo medio di 12 chili di gelato pro capite l’anno, di cui il 70 per cento in gelateria. Negli Usa siamo a 22 chili, ma appena lo 0,01 per cento si prende in gelateria. Sarebbe inutile aprire tanti negozi in paesi in cui il consumo è impostato in maniera differente. Col barattolino, i ghiaccioli e gli altri prodotti confezionati, riusciamo invece a intercettare le abitudini dei consumatori”.
In termini di immagine avete pagato la vendita a una multinazionale?
“Eravamo preoccupati, ma credo che invece sia avvenuto il contrario. Avere un prodotto confenzionato di alta qualità ha rinforzato la nostra credibilità. In gelateria il gusto di alta qualità te lo aspetti, nei barattoli è una sorpresa”.
Avete in lavorazione nuovi prodotti e nuovi mercati?
“Il prossimo anno faremo un biscotto al cioccolato con fior di latte e torrone, per omaggio al Piemonte, e a settembre apriamo a Shanghai. In Cina si mangiano appena 2 litri di gelato all’anno a testa, pensare che Grom possa contribuire alla nascita di una cultura del gelato, con i valori e i sapori italiani mi rende molto orgoglioso”
Mariachiara Giacosa