domenica 22 Dicembre 2024
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Gobino: “Cioccolato: cosa significa innovazione? Non dimenticare la tradizione”

Guido Gobino: "Cosa significa innovazione? Non dimenticare mai la tradizione e quello che si è fatto in precedenza ma prefissare e raggiungere sempre nuovi traguardi seguendo una linea basata sul buon gusto, logica e istinto.”

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MILANO – In occasione della manifestazione dedicata al food&beverage Identità Golose, Guido Gobino ha collaborato con 1895 Coffee Designers by Lavazza per offrire una degustazione innovativa completamente dedicata all’unione tra il cioccolato e il caffè. Guido Gobino non ha di certo bisogno di presentazioni: considerato dalla stampa come il re del cioccolato torinese e non soltanto Subalpino, il nome di Gobino è diventato con il tempo sinonimo di eccellenza nel vasto panorama del cioccolato italiano. In questa intervista, dopo il pairing cioccolato-caffè, Guido Gobino ci rivela come è nata la sua passione per il cioccolato e la sua visione per il futuro della cioccolateria.

Come è nata la sua passione per il cioccolato?

“È una storia di famiglia. Mio padre faceva questo mestiere che ho ripreso personalmente in seguito e che adesso è parte anche della vita di mio figlio. Lui rappresenterà la terza generazione della famiglia Gobino in questo campo.”

Tradizione ed innovazione vanno a braccetto nella sua visione. Come riesce a bilanciare questi due aspetti?

“Per definirsi innovativi è importante conoscere bene la tradizione e il contesto da cui si proviene. Sapere esattamente la nostra storia è essenziale per permettersi di avere il lusso di guardare al futuro.

Dopodiché quando si ha ottenuto una solida conoscenza della propria storia e delle origini e della materia di cui si vuole essere competenti, allora subentra il desiderio e la fantasia di creare una visione improntata sull’innovazione.

Cosa significa innovazione? Non dimenticare mai la tradizione e quello che si è fatto in precedenza ma prefissare e raggiungere sempre nuovi traguardi seguendo una linea basata sul buon gusto, logica e istinto.”

Lei ha aperto tre botteghe a Torino e due a Milano. Trova una differenza sostanziale tra le due città? Quali sono le differenze dei rispettivi mercati?

“Ho riscontrato una notevole differenza. Torino è più vocata alla tradizione e alla storia. Il consumatore di Torino è molto attento al gusto ma è più legato alla classicità del cioccolato.

Il consumatore milanese, d’altro canto, è più curioso e internazionale più propenso alle nuove esperienze.

Sono due mercati completamente diversi che tuttavia viaggiano in parallelo. Si ha sempre una risposta diversa quando si propone un prodotto nuovo.”

Ha lavorato con varie forme d’arte. Nel 2018 con le Note di Gusto e il nuovo modo di gustare il cioccolato con la musica. Nel 2019 ha collaborato con Giorgio Armani. Come descriverebbe il suo rapporto con l’arte? Come influenza la sua visione del mondo del cioccolato?

“L’arte conduce la mia vita. Sono sempre stato attento al mondo dell’arte. La musica classica accompagna ogni momento della mia giornata lavorativa, in ufficio. La classica mi accompagna donandomi serenità senza disturbarmi.

In Italia abbiamo la fortuna di essere circondati dall’arte e dobbiamo essere attenti a preservarla anche in tutte le altre forme dove può entrare. Inoltre penso che l’arte sia l’interpretazione dell’uomo di ciò che la natura ci ha donato.

L’arte è curiosità e devozione che devono essere implementati in una visione originale ma che comunque rispetta la tradizione. “

La parte estetica è importante nella produzione del cioccolato di Guido Gobino?

“È fondamentale. La collaborazione con Armani ci ha insegnato, e continua a insegnarci, l’importanza dell’estetica soprattutto nella produzione made in Italy.

In fin dei conti l’estetica e la bellezza esteriore di un prodotto sono le prime cose che si notano. Ovviamente l’aspetto esteriore deve essere accompagnato dalla sostanza e da un contenuto di prima qualità.”

C’è un prodotto in particolare della sua produzione che la rappresenta?

“Senza dubbio il Tourinot. Questo gianduiotto narra la storia della mia vita. Nel 2020 ho scritto un libro insieme a Giuseppe Culicchia chiamato “Cinque grammi di felicità”.

Dal Tourinot parte la nostra storia e siamo devoti a questo prodotto. Adesso è proposto in cinque ricette diverse. Il primo Tourinot nasce nel 1995. C’è stato un lavoro enorme dietro questo cioccolatino che è il cuore della mia produzione.”

Quali progetti ha per il futuro? Qual è la sua visione?

“Io cerco di vedere il futuro attraverso gli occhi di mio figlio. Lui rappresenta il progresso dal mio punto di vista. Mio figlio ha iniziato questo mio stesso percorso lavorativo a settembre dell’anno scorso.

Ha finito gli studi ed è subito entrato in azienda. Da quel primo passo, ci stiamo accompagnando verso una nuova visione cercando di far collimare le mie idee, il prodotto di quasi 40 anni di lavoro ed esperienza nel settore, e le idee di un ragazzo di 23 anni che ha la capacità di interpretare il presente e il futuro ma con una precisione più accurata di quella che riesce a me.

Il suo compito sarà quello di rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori. Il nostro futuro? È creato dallo stimolo di tutti i giorni e dall’unione di tradizione e innovazione che ci contraddistingue.”

Come descriverebbe il suo rapporto personale con il caffè?

“Ho un grande rispetto per il caffè come per tutte le materie prime commestibili come il vino e tutto ciò che è stato creato dall’uomo utilizzando i prodotti della natura. È un privilegio aver avuto a che fare con il caffè e ne sono un grande consumatore.

Bevo dalle due alle tre tazzine al giorno di caffè e, esattamente come l’arte, credo che il caffè sia un simbolo d’eccellenza del nostro Paese.”

di Federico Adacher

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