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venerdì 22 Novembre 2024
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Guido Cattolica: il tè si coltiva anche a Lucca, ecco il progetto

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LUCCA – La piantagione nasce nel 1987 da un’idea maturata da Guido Cattolica, Responsabile Toscana della Società Internazionale della Camelia, in relazione alla sua coltivazione delle cultivar di camelie e delle specie afferenti. L’idea sorse in seguito al fatto che uno dei membri della famiglia di origine inglese, J.G. Ham, fu direttore di una piantagione di tè nella regione dell’Assam in India, nei primi del novecento: Guido Cattolica fu quindi tentato di utilizzare questa esperienza, e i racconti tramandati da questo personaggio, per condurre l’esperimento nell’ambito dell’area geografica del Compitese che presenta, sia per il terreno che per la qualità dell’acqua, caratteristiche idonee alle camelie, di cui il tè è una specie (Famiglia Theaceae, genere Camellia, specie Sinensis).

Guido Cattolica esperto e appassionato di tè

Furono trovati i semi, provenienti dalla Cina, attraverso l’Orto Botanico di Lucca e fatti germinare: dettero luogo a giovani piantine (circa 1000) che furono messe a dimora in filari in un terreno ubicato lungo il Rio Visona a S. Andrea di Compito. Al momento della messa in terra le piantine avevano due anni d’età ed erano state fino ad allora cresciute in serre fredde. Il terreno dove furono impiantate era stato abbondantemente concimato con stallatico bovino ben maturo.

La vallata (Valle di Botra) in cui era condotta la sperimentazione, pur trovandosi a soli 200 m. s.l.m., godeva di una forte umidità dell’aria e di una discreta ombreggiatura estiva, trovandosi al limite di un alto bosco di pini e robinie. L’irrigazione era effettuata direttamente con l’acqua sollevata dal torrente attiguo: un’acqua ideale per la coltivazione delle acidofile, essendo il Ph inferiore a 6. Dopo circa due anni dall’impianto gli esemplari di tè avevano già subito la prima potatura. Nella primavera del 1990 fu effettuato manualmente il “primo raccolto” destinato ad ottenere il tè verde non fermentato: la qualità fu in seguito perfezionata sino ad arrivare, tre anni dopo, ad un prodotto con caratteristiche tipiche dei migliori tè verdi cinesi.

L’ottima qualità consentì di utilizzare il raccolto per la lavorazione, fatta totalmente a mano da parte di alcuni Maestri Artigiani,che giunsero dalla città di Shizuoka (Giappone) Un raccolto successivo fu destinato per produrre tè semi-fermentato (Oolong): questo, sin dall’inizio, si rivelò essere il tipo migliore di tè ottenibile dall’impianto di S. Andrea di Compito. Questo tipo di tè unisce il marcato gusto, caratteristico dei tè neri, alle virtù salutari di quelli verdi. Attualmente il tè oolong Opale ( così “battezzato” dal produttore ) è stato classificato a livello internazionale come FBOP (Flowery Broken Orange Pekoe): tè a foglia spezzata con all’interno una piccola percentuale di gemme (tip). Alcuni anni dopo, nel 1995, fu condotto un esperimento volto ad ottenere anche il tè nero con ottimi risultati. Il tè nero ottenuto, secondo il parere di alcuni intenditori, ha un sapore intermedio tra l’Assam e il Darjeeling.

Riepilogando i tipi di tè dell’impianto compitese sono

(a fianco riportiamo i nomi che lo stesso Guido Cattolica ha voluto dare ai tè da lui prodotti) Tè verde POLVERE DI GIADA Tè semi-fermentato OPALE Tè nero TE’ DELLE TRE TIGRI Nella piantagione i raccolti sono annuali e la quantità di tè prodotto è minimo. L’attuale produzione, considerata ancora a livello amatoriale, in attesa di espandere la coltivazione su altri terreni, consiste in 1400 piante con una produzione massima di 3 kg. di tè. Solo nel 2000 è stato raggiunto il quantitativo eccezionale di 6 kg. di tè equivalenti a circa 25 kg. di foglia fresca raccolta. Da sottolineare il fatto che l’intera produzione dell’impianto compitese è completamente artigianale (lavorazione manuale) e biologica (esente da pesticidi).

Recentemente Guido Cattolica ha ampliato l’esperimento con altri due impianti di oltre 300 nuove piante presso il vivaio dove coltiva le camelie ornamentali ed effettua ibridazioni

Il tè è in piena terra, ma questa volta tenuto sotto tunnel ombreggiante al 70%, piantato su file a distanza regolare. La prova sperimentale è stata visitata da importanti delegazioni giapponesi, di Formosa e vietnamite. Inoltre la piantagione, fornendo la materia prima, ha consentito di calibrare un macchinario, ideato e brevettato da un importante gruppo industriale di Padova. Il procedimento consente la separazione delle foglie del tè subito dopo la raccolta, senza minimamente alterare la qualità. Anche se bisogna riconoscere che da noi non sarà mai possibile impostare delle massicce coltivazioni veramente redditizie, visto l’alto costo della mano d’opera e il solo raccolto annuale, tuttavia il “Tè di Compito” è ormai una realtà e ha consentito di rappresentare un importante argomento per almeno tre tesi universitarie. Fonte: www.teaincapannori.it

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