FIRENZE – La scomparsa di Piero Bambi, Presidente onorario de La Marzocco ha colpito tutti i suoi collaboratori. Le parole che in molti hanno speso per commemorare quella che è stata una figura chiave nella storia dell’azienda produttrice di macchine professionali del caffè con sede a Scamperia, sono di affetto e stima. Riportiamo quelle scritte dall’amministratore delegato Guido Bernardinelli, che con una lettera ha voluto condividere con gli altri professionisti del settore che lo hanno conosciuto, il suo personale ricordo di Piero Bambi.
Guido Bernardinelli, la lettera dell’amministratore delegato
“Carissimi,
non è facile trovare le parole per esprimervi il cordoglio che la perdita di Piero oggi ci lascia dentro. Piero è stato una presenza costante nella vita de La Marzocco ed ha continuato fino all’ultimo ad interessarsi, a seguire l’evoluzione di questo settore, a voler dire la propria.
Non sono parole ormai lise quelle che sto per scrivere: Piero lascia veramente un vuoto incolmabile. Se dovessi raccontare Piero a chi non l’avesse conosciuto, userei queste poche immagini. Quella di un bambino di pochi anni che nell’officina paterna sale su una cassetta di legno per raggiungere le leve che fanno attivare una macchina utensile. Quella di un uomo che ogni mattina è entrato in fabbrica alle otto.
Anche quando la fabbrica non era più sulle sue spalle, anche quando l’età avrebbe giustificato forse maggior riposo.
Noi che abbiamo avuto la fortuna di vivere con lui ogni giornata potremo portare anche il ricordo di un uomo con i capelli ormai bianchi che guarda il portafiltro riempirsi sotto al macinino con grande concentrazione, e valuta con cura il caffè che scende nella tazzina.
Guido Bernardinelli: Piero non ha mai lasciato La Marzocco
Non ha mai smesso di pensare a quale fosse il meglio per quella che, si capiva bene, per lui non era solo un’azienda. La Marzocco era il frutto del lavoro di suo padre. Piero ha
speso l’impegno di una vita perché il nome La Marzocco rimanesse sinonimo di qualità, funzionalità e innovazione. E nel momento in cui ha passato il testimone ha saputo scegliere le persone giuste.
Perché ha voluto con fermezza che La Marzocco avesse un futuro. Non per vuoto senso del dovere, ma per profondo rispetto. E per amore. Amore per quell’uomo che Piero spesso raccontava senza falsa retorica: e mescolava nei suoi racconti i giorni e le notti di suo padre passate sui progetti, disegnando, mentre dei bimbi se ne occupava lo zio, a quelle leggerezze che Piero perdonava con grande tenerezza. Piero con i suoi racconti ci
ha lasciato di Giuseppe un ritratto nitido: il carattere testardo e facilmente infiammabile, il legame strettissimo con il fratello Bruno, le corse in macchina, le scazzottate. Sorrideva comprensivo raccontando, Piero, concludendo sempre “Erano altri tempi”.
E un po’ di quel carattere lo aveva certamente ereditato.
La sua vena polemica, tipicamente fiorentina, non era mai fine a sé stessa
Ed era rivolta spesso alla cura con cui venivano fatte le cose, in una costante ricerca
di quel buon senso e perfezionismo che aveva appreso dal lavoro del padre e dello zio. Ma nello stesso tempo Piero ha avuto il pregio di non cristallizzarsi nel campanilismo. Grazie alla sua grande apertura mentale, alla mancanza di pregiudizio Piero ha saputo legare con persone che all’epoca potevano sembrare completamente opposte al suo mondo.
Quei giovani che arrivavano da Seattle, un po’ figli dei fiori, così lontani dal mondo tranquillo di Pian di San Bartolo dove Piero ha vissuto al fianco di Giovanna, sua adorata
moglie, per tutta la vita. Piero ha sempre dato prova di questa sua grande apertura. Di una grande disponibilità ad insegnare. E sempre grande curiosità per imparare. Questo lo portava ad esser qui ogni giorno, al mattino presto.
Vivo e presente, sempre propositivo.
A colmare la sua assenza resta oggi l’eredità che ha saputo passarci, con il suo esempio di generosità e rettitudine.
Guido