La guerra del caffè sugli scaffali prosegue anche quest’anno: parola di Antonio Baravalle, ad di Lavazza. «Il 2013 sarà un altro anno difficile – sostiene il top manager –. Continueremo a sviluppare una politica di vicinanza al consumatore».
Guerra del caffè: Lavazza deve contrastare la pressione
L’anno scorso Lavazza ha «aumentato la pressione promozionale sul prezzo, spostando rilevanti investimenti. Alla fine abbiamo recuperato due punti a volume, arrivando al 43,4%, e lo 0,5% a valore, attestandoci al 48,4%».
Per il 2012 Lavazza ha chiuso un preconsuntivo con ricavi per 1,33 miliardi (1,268 l’anno prima) e un utile intorno ai 40 milioni.
Quanto al piano industriale 2013-15 «le linee strategiche – aggiunge Baravalle – puntano sull’America con l’obiettivo di renderla il nostro secondo mercato dopo l’Italia nel medio lungo periodo».
E i 400 coffee shop in Gran Bretagna?
Baravalle non si sbilancia: «Lavazza opererà attraverso una gestione indiretta, tramite accordi di master agreement e concessions con operatori specializzati. Questo vale anche nel Regno Unito, dove abbiamo un accordo con un partner locale che ha individuato una forte potenzialità di sviluppo».
Martedì scorso la Flai Cgil ha scioperato nel polo di Settimo: perché non si riesce a chiudere l’integrativo?
«Abbiamo l’obbligo – conclude Baravalle – di perseguire una politica industriale uniforme per tutti gli stabilimenti. È difficile immaginare un sano sviluppo aziendale quando lo stesso pacchetto di caffè ad oggi è prodotto con costi non omogenei in due stabilimenti italiani differenti: quello di Settimo Torinese e di Verrès.
Se nel sito di Gattinara vige la flessibilità in linea, la turnazione della mensa e
i premi di performance perché questo non può realizzarsi anche a Settimo? ».
Fonte: Il Sole24Ore