di Aldo Fresia*
L’accostamento di grappa e caffè è stato baciato da innegabile fortuna, ma raramente è stato accompagnato da un’attenzione particolare a ciò che beviamo: si ordina un caffè lungo o decaffeinato, ma spesso senza spingersi oltre; e capita che la scelta della grappa sia fra bianca e gialla. I tempi sono maturi per un cambio di rotta, parola di Alessandro Marzadro, responsabile dell’omonima distilleria trentina.
La premessa è che le due bevande devono essere tenute separate: “È come l’abbinamento fra cibo e vino: mai si penserebbe di versare quest’ultimo nel piatto”.
La postilla alla premessa è che gli accostamenti grappa/caffè possono essere i più vari e ricercati e che di fatto non bisogna porre limiti alla curiosità dei degustatori. Però un punto di partenza è sempre necessario ed ecco dunque la proposta di Alessandro Marzadro, che parte dal presupposto di lavorare sulle similitudini.
Poca arabica
Da una miscela di robusta con una minima quantità di arabica si ottiene un caffè duro, strutturato, ricco di caffeina.
Un valido accostamento è con una grappa bianca, secca, magari lasciata riposare dai 6 ai 12 mesi in contenitori d’acciaio prima di essere imbottigliata.
Media arabica
Mescolando un 60% di robusta e un 40% di arabica si ricava un caffè dal gusto rotondo, con una buona persistenza. In questo caso il consiglio è di affiancare una grappa invecchiata e con un tocco di amaro.
Ad esempio quella di Gewürztraminer, che è affinata in botti di rovere per 36 mesi “ma è fresca e giovane allo stesso tempo e quindi ben si sposa con un caffè che si pone come via di mezzo”.
Tanta arabica
Quando la miscela è composta in larga parte da arabica si ottiene un caffè molto cremoso, molto persistente e, rispetto ai due casi precedenti, meno deciso al primo assaggio.
L’accostamento consigliato è con una grappa stravecchia morbida e persistente. Ad esempio la Diciotto Lune di Marzadro, che viene affinata in botti di legno per almeno 18 mesi.
Per chiudere con i consigli, Alessandro ne aggiunge uno relativo ai dolci. In questo caso l’invito è a seguire una logica opposta a quella per gli accostamenti col caffè, non dunque per similitudine ma per opposti: “Abbinerei la pasticceria dolce con una grappa secca, mentre con una pasticceria più amara, con il cacao protagonista, sceglierei una grappa invecchiata che tende al dolce”.