C’è il caffè espresso, che – con risultati alterni – noi italiani abbiamo esportato in tutto il mondo, il caffè decaffeinato, il caffè in vetro, quello corto o ristretto e quello lungo, il macchiato, lo schiumato, il caffè corretto con la grappa o altro alcolico, quello all’americana preparato con il filtro in carta riempito di polvere macinata grossolanamente su cui si versa acqua calda.
Quello napoletano preparato con l’apposita divertente caffettiera.
Quello di casa fatto con la moka.
Quelli esotici: il caffè turco, il marocchino, il brasiliano.
Quelli alcolici come l’Irish coffee o il Jamaican coffee (che ha il rum al posto del whiskey).
Il caffè dello studente o caffè di caffè, che si prepara usando il caffè ottenuto dalla moka, al posto dell’acqua per preparare un altro caffè.
Mai e poi mai però avevo sentito nominare il sistema olandese, finché stamane non mi sono imbattuta in questa che pare architettura gotica ed invece è una macchina da caffè olandese prodotta da Dutch-Lab (FOTO).
Noto anche come caffè a goccia fredda, pare che il caffè olandese, non richieda che l’acqua si scaldi ma solo tempo e pazienza e l’azione della forza di gravità. La struttura di questa macchina da caffè consiste di tre flaconi allineati verticalmente e acqua corrente che li attraversa con l’aiuto della forza di gravità.