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venerdì 22 Novembre 2024
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Dall’Università un nuovo cucchiaino

Una ventina di universitari del Politecnico di Torino ha lavorato al Training Center della Lavazza di Settimo

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di Fabrizio Assandri*
TORINO – Progettare un nuovo cucchiaio d’assaggio, ma anche trovare il modo di far riscoprire il rito del caffè. Immersi per una settimana tra i chicchi tostati e il suono della macchina a cialde, una ventina di studenti di Architettura (FOTO) ha lavorato al Training Center della Lavazza di strada Settimo, all’interno di un workshop sul desing applicato al caffè.

«Gli studenti si sono misurati con le cialde – dice Paolo Tamborrini, coordinatore del corso di studi Disegno industriale –: si tratta di un modo più “freddo” di fare il caffè rispetto alla moka o all’espresso, un’esperienza che va arricchita». Per questo, i futuri designer «hanno pensato a un nuovo packaging, ideato forme di condivisioni on line di foto ed eventi legati al caffè, creato un’App che informa sul prodotto».

Il laboratorio alla Lavazza è ormai una tradizione per gli studenti di Architettura: fa parte di un accordo tra l’azienda e il Poli. «Qualche anno fa, insieme agli studenti, abbiamo brevettato un ”cooler” per fare il caffè freddo – spiega Marcello Arcangeli, della direzione marketing di Lavazza -: è un oggetto che fa raffreddare il caffè da 80 a 4 gradi in pochi secondi. Quest’anno abbiamo chiesto agli studenti di lavorare sulle nuove cialde che si buttano nell’organico e di progettare un cucchiaio per i nostri esperti assaggiatori. Se il progetto piacerà, lo manderemo in produzione».

Non solo. «Stiamo pensando a come innovare la comunicazione intorno al caffè – racconta la studentessa Elena Ballardini – ad esempio con un concorso su Instagram o eventi nelle aule studio». Gli studenti si preoccupano anche della sostenibilità economica: «Non cambiamo il prodotto, perché costerebbe troppo, ma lavoriamo sulla sua percezione”, dice ad esempio Enrico Melato.

Un gruppo di lavoro è partito dalle tradizioni africane: “Perché il caffè sia sempre più un rito bisogna impreziosirlo – dice lo studente Riccardo Cenedella – ad esempio legando i prodotti alla stagionalità, associandogli una scatola con cioccolatini, caramelle o cardamomo».

«Con questo workshop – spiega la dottoranda Barbara Stabellini – gli studenti si mettono in gioco, combinando competenze grafiche, video, social, conoscenze dei materiali, ma anche di psicologia».

La collaborazione tra Poli e Lavazza ha avuto anche una vetrina all’Expo, con la ricerca sul recupero dei fondi di caffè, che possono dare vita a nuovi materiali come inchiostri, pellet, carta e persino funghi commestibili che nascono dallo scarto dell’espresso

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