di Laura Calì*
Perché gli Italiani, amanti e cultori del caffè di qualità arabica, da sorseggiare rigorosamente in tazzine spesse per non disperderne il calore, sono tanto innamorati di Starbucks?
Bicchieroni di carta con caffè americano, acquoso e inodore, ecco il prodotto principale di Starbucks e delle simili catene nate sulla sua scia. Tuttavia, Starbucks non è soltanto una caffetteria. Starbucks è una filosofia, è uno stile, per qualcuno è anche una moda.
Districandoci tra una vasta scelta di prodotti dolciari e hot drinks appartenenti ad una cultura molto diversa dalla nostra, comodamente seduti su una poltrona e senza alcuna fretta, Starbucks diventa per noi luogo ideale per incontri piacevoli.
Può essere l’incontro con gli amici o, spesso, l’incontro con se stessi e con la propria ispirazione. Perché Starbucks è l’emblema del luogo in cui recarsi, armati del proprio notebook, per sedersi e scrivere.
Che sia tu un giornalista, un aspirante scrittore o un professionista, che sia tu uno studente che ha bisogno del Wi-Fi gratuito per finire la tesi di laurea, la caffetteria diventa una fonte d’ispirazione senza pari.
Come Starbucks, molte altre catene e bar hanno adottato questa stessa cultura, viziando i propri clienti con divanetti e postazioni internet e, ammettiamolo, a noi scrittori, grafici o amanti del network, tutto questo piace.
Al di là del brand e al di là della tendenza che esalta e uccide un’icona, anche se c’è chi ne critica la qualità del prodotto o l’omologazione per moda, i luoghi come Starbucks racchiudono una piacevole atmosfera di respiro internazionale che va oltre le strategie di mercato per approdare ad un piano concettuale.
La caffetteria piace perché è immagine di relax, di condivisione e di stimolazione intellettuale.
La caffetteria, dunque, come luogo di intuizione ed empito creativo.