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venerdì 22 Novembre 2024
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Gli 85 anni del Cavalier Flavio Repetto, il patron della Novi-Elah-Dufour

Cresciuto con il modello di Adriano Olivetti ha segnato un'epoca

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GENOVA – «Si è vecchi solo quando i rimpianti superano i sogni». Cita Einstein il cavalier Flavio Repetto, che a 85 anni (li compie domenica 11 dicembre) non ha smesso di sognare.

Oggi il Comune di Novi Ligure gli conferisce un grande onore, la cittadinanza onoraria, non l’unica in verità per il patron della Novi-Elah-Dufour: cinque anni fa gliela diede anche Bra in provincia di Cuneo, la città della Baratti&Milano il prestigioso marchio dolciario che lui stesso ha acquisito nel lontano 1999.

Cavaliere, non è che l’abbiano fatto più che altro per stuzzicare la vicina Alba, sede di un altro noto marchio dolciario di cui non facciamo il nome per evitare pubblicità, che tanti tutti lo conoscono ugualmente?

Ride e svicola: «Guardi, io alla cittadinanza di Novi ci tengo, ma avevo detto al sindaco: se non sono tutti d’accordo, maggioranza e opposizione, non se ne fa nulla. Lui alla fine è arrivato e mi ha detto: c’è l’unanimità. E allora sono orgoglioso di accettare».

Così tutto torna dove era partito, l’Oltregiogo terra in cui il Piemonte si tinge di Liguria e viceversa.

Lerma, 1944, un bambino che diventa di colpo uomo scoprendo con gli amici i cadaveri dell’eccidio della Benedicta.

Finita la guerra va a Genova a fare il cameriere e la fame, si diploma ragioniere alle scuole serali, parte per Roma e a 23 anni è già direttore di filiale dell’americana Comptometer.

«Si caricavano i dati su quelli che erano primitivi computer a schede, ho pensato di collegare anche una macchina dell’Olivetti così il lavoro veniva più spedito».

È una prerogativa di Repetto: trovare soluzioni semplici per risparmiare (anima ligure) e applicarle con tenacia fino al successo (anima piemontese).

Il primo colpo in proprio lo mette a segno in casa imbottigliando vino, ma non a damigiane come si faceva allora, bensì in monodosi da un quarto di litro.

Roba che in paese lo prendevano per matto, ma lui andava dai compratori e diceva: «Ecco, guardate, è sigillato, garantito».

Chi comprava erano i primi grandi consumatori che si affacciavano al mercato: i gestori delle mense aziendali. Era inevitabile che lo diventasse anche Repetto, ma a modo suo, fondando una ditta – la Sogeme, poi Grande Ristorazione – che arrivò a fornire fino a 70 mila pasti al giorno nelle principali aziende italiane.

E puntando sulla qualità, tanto da arrivare fino al ristorante del Senato: «Di fatto l’abbiamo realizzato noi».

«Erano anni splendidi, credevamo nell’avvenire. Io mi ero innamorato di Adriano Olivetti, di quello che aveva creato a Ivrea, della sua passione per il territorio. E poi era andato a vendere le macchine da scrivere agli americani!».

Il cavaliere invece vende agli italiani l’America, cioè la Coca Cola: costruisce uno stabilimento di imbottigliamento a Biella che sarà premiato come il migliore in Italia.

Ma il Paese cambia e con lui anche Repetto: grandi marchi dolciari, Elah e Dufour a Genova, poi la Novi Cioccolato, entrano in crisi schiacciati dalla concorrenza e del cambio di abitudini dei consumatori, lui li rileva e comincia la sua terza, quarta, quinta vita, chi lo sa, di capitano d’industria dolciaria.

Non cessa di seguire l’esempio olivettiano: fare le cose per bene, dare cioè un buon prodotto e crescere con il territorio.

«Mi chiamano e io se posso dare una mano…» Accade anche per il suo ingresso nella finanza, presidente di fondazione bancaria, parentesi che non ricorda volentieri: «Però abbiamo fatto anche tante cose belle e utili per Genova».

Sì, ma la banca…

“E c’era chi voleva arrotondare”

«Lasci stare, mai avrei pensato che gente che guadagnava più di un milione all’anno, volesse anche arrotondare. Bon, è finita».
Ma non è terminata la sua esperienza di vita. Sembra indistruttibile.

«Magari. Solo che, appunto, per adesso guardo ancora ai sogni più che ai rimpianti».

Il nuovo cittadino novese non si pone limiti, al solito.

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