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Giuseppe Lavazza: combinazione di fattori negativi per il 2012

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MILANO – Lavazza in piena ripresa di redditività quest’anno, dopo che il 2011, «l’anno più difficile della nostra storia», come lo ha definito al Sole 24 Ore il vicepresidente del gruppo del caffè, Giuseppe Lavazza, si era chiuso con una perdita consolidata di 9 milioni di euro contro un utile di 21 milioni nel 2010.

Giuseppe Lavazza commenta il 2012

«L’anno scorso – ha aggiunto Lavazza al quotidiano economico – c’è stata una combinazione di fattori negativi, dall’aumento della materia prima, al calo dei consumi, alla svalutazione di alcune partecipazioni. Il 2012 è completamente diverso: la prima metà dell’anno è stata positiva e credo possiamo tornare ai livelli di profittabilità del 2010, anche grazie a una ristrutturazione che abbiamo avviato già nel secondo semestre dell’anno scorso ed è quasi completata». Il fatturato, che nel 2011 era salito a 1,26 miliardi di euro, dovrebbe aumentare ancora grazie all’incremento delle vendite già registrato nei primi mesi del 2012.

Il top management è stato interamente rinnovato con l’arrivo a metà dello scorso anno, sulla poltrona di amministratore delegato, di Antonio Baravalle

Giuseppe Lavazza è in questi giorni a Wimbledon dove il gruppo celebra il secondo di tre anni del contratto di fornitura ufficiale al torneo di tennis: lo scorso anno i punti vendita della casa torinese all’All England Club hanno servito un milione di caffè in due settimane. Il mercato inglese come Germania e Francia, è fra quelli che registrano la maggiore crescita quest’anno. La Lavazza punta molto poi sugli Stati Uniti, dove ha una quota del produttore Green Mountain («che sta ottenendo ottimi risultati di vendita, con un +40%», dice Lavazza) e ha grandi aspettative sul lancio della prima macchina a cialde sviluppata con il partner americano.

Entro fine anno partirà anche l’attività di un nuovo stabilimento in India, che produrrà anche per l’export. L’espansione all’estero è chiamata a bilanciare in parte il calo dei consumi in Italia (che rappresenta tuttora il 60% circa del fatturato), dovuto alla recessione e particolarmente accentuato nel fuori casa. Lo scenario resta complicato da fattori come la volatilità del prezzo dell’arabica e dalla domanda «più stabile, ma a livelli più bassi». Tuttavia, «pensiamo di aver superato brillantemente il momento più difficile», sostiene Lavazza, ricordando la solidità di un gruppo «senza debiti e con un ottimo livello di cassa e altamente capitalizzato».

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