Giuseppe Lavazza è il presidente dell’omonimo gruppo di famiglia, il maggior player italiano del caffè con 3,1 miliardi di fatturato. Nell’intervista di Daniela Polizzi, pubblicata sul Corriere della Sera, Lavazza parla nelle vesti di presidente del Comitato italiano del caffè, l’associazione delle imprese di categoria che fa parte dell’Unione italiana food, e analizza il mercato del caffè che è gravato dall’impatto climatico e il calo di produzione di Robusta da Vietnam e Brasile, i maggiori esportatori mondiali.
Lavazza, nella sua riflessione, si spinge oltre e scava affondo nell’universo che ruota attorno la tazzina, senza dimenticare l’inflazione, la diminuzione delle scorte sulle Borse mondiali, gli acquisti speculativi e il nuovo divieto di importazione nell’Ue di prodotti nati dalla deforestazione dopo dicembre 2020, regolamentazione che verrà messa in atto nel 2025. Leggiamo di seguito la prima parte dell’intervista del Corriere della Sera.
La tempesta perfetta
“Si pensava che il 2024 avrebbe portato stabilità, invece il settore resta travolto da una tempesta perfetta“, dice Lavazza che rappresenta un comparto di aziende che dal 2022 ha visto i costi raddoppiare.
In tutto valgono 4,5 miliardi di fatturato, dei quali 2,3 dall’export. “Dimostrano però di essere efficienti — dice l’imprenditore — perché sviluppano una redditività dell’11,5%, superiore di uno-due punti a quella dei concorrenti Ue. Ma sono aziende dipendenti dalle importazioni, con 5 milioni di sacchi l’anno acquistati sui mercati. Un buon 30% è del Sud. Hanno un alto valore sociale, realizzano un prodotto imitato che diffonde la cultura italiana”.
L’effetto dollaro sulle quotazioni
“È una situazione mai vista prima, con la quotazione dell’Arabica salita dal 2021 del 75%, con un +60% solo nel 2023. Poi l’impennata del Robusta i cui prezzi sono cresciuti del 200% dal valore medio storico, spinti anche dall’impennata della domanda di consumatori nuovi come i cinesi”, spiega Lavazza —. Se a questo si aggiunge l’effetto dollaro, incrementato del 10%, si vede come sulla categoria si sia scaricata una massa impressionante di costi”.
Le nuove regole Ue
Ma non è solo questione di mercato. A inizio 2025 entrerà in vigore il regolamento che prevede il divieto di importazione nell’Ue di prodotti che abbiano causato la deforestazione dopo dicembre 2020.
Questa norma “impone il tracciamento di tutta la filiera — fa presente Lavazza — e solo il 20% dei produttori mondiali di caffè sarà in grado di conformarsi subito. Su 12,5 milioni di coltivatori otto avranno difficoltà a vendere nell’Ue che da sola vale il 30% degli acquisti globali. Ecco perché molte associazioni di categoria rivolgono appelli urgenti alla Commissione affinché si renda conto che questo regolamento non può essere applicato in blocco”. Quali gli effetti? “Creerebbe una straordinaria discriminazione perché gli Usa — si pensi a giganti come Starbucks — e la Cina non sarebbero toccati”. Avete aperto un dialogo con l’Ue? “Certo ma fin qui non abbiamo registrato un interesse adeguato”.
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