domenica 22 Dicembre 2024
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Giuseppe Lavazza, dal Roland Garros, racconta l’azienda dalla svolta del 2015

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MILANO – Ancora una volta è Giuseppe Lavazza a far parlare di sé e dell’azienda. Dopo la sua recente nomina come Cavaliere del lavoro, il vice presidente del Gruppo di Torino ha condiviso un suo intervento con Mf- Milano Finanza dallo stand del Roland Garros. Torneo di tennis sponsorizzato proprio dall’azienda torinese. L’intervista è ripresa da milanofinanza.it.

Giuseppe Lavazza: “Il punto di svolta nella storia recente di Lavazza è avvenuto nel 2015 quando è iniziata la campagna di acquisizioni all’estero con Merrild in Danimarca. La spinta verso l’internazionalizzazione è stata infatti il principale motore della nostra crescita negli ultimi dieci anni. In cui siamo riusciti a raddoppiare le nostre vendite sino a un fatturato di quasi 2 miliardi. In particolare negli anni 2014-2019 i ricavi sono cresciuti del 12,5% con un tasso di incremento annuo medio del 5% solo di crescita organica”.

Giuseppe Lavazza ripercorre le tappe dell’azienda

La domanda ora è: quell’operazione ha segnato l’avvio di una serie di acquisizioni che vi ha permesso di entare nel gotha del comparto. Oggi avete altri quattro brand oltre a Lavazza –Carte Noire, Merrild, Kicking Horse e Mars Drinks- e una presenza in oltre 90 Paesi.

Quali sono i vostri competitor ora ?

“Ovviamente c’è la svizzera Nestlé, poi il gruppo tedesco Jde. Che negli ultimi anni ha fatto acquisizioni per circa 30 miliardi accelerando il processo di consolidamento nel comparto e Starbucks. Poi ci siamo noi e infine un nome non da poco come Coca Cola che con l’acquisizione di Costa Coffee è entrato nel settore.”

Avete in mente altre acquisizioni?

La replica di Giuseppe Lavazza. “Al momento no. Dobbiamo ancora gestire l’entrata in portafoglio di Mars Drinks, comprata a fine 2018 e per la quale è stata creata la Business Unit Lavazza Professional, che comprende i sistemi Flavia e Klix e che sono attivi nella vendita di caffè in ufficio e nel vending.

A livello finanziario un supporto all’internazionalizzazione è stato dato anche dall’importante plusvalenza realizzata nel 2015 da un investimento nella statunitense Keurig Green Mountain.

Ci racconta quell’operazione?

“Nel 2010 avevamo investito circa 340 milioni in azioni di Keurig Green Mountain, società statunitense di macchine per caffè, perché pensavamo ci potessero essere destini comuni in termini di business. Nel 2015 abbiamo invece deciso di perseguire un’altra strada e abbiamo rivenduto la quota alla stessa Keurig, realizzando 1,16 miliardi con una plusvalenza di 822,7 milioni. A quel punto io e la mia famiglia dovevamo decidere cosa fare con quel capitale: abbiamo scelto di reinvestire la somma nell’azienda e andarcela a giocare con i big player del caffè.

Dopo quella scelta avete mai avuto ripensamenti immaginando la vita più tranquilla che avreste potuto fare, magari vendendo a un player straniero?

Giuseppe Lavazza è deciso. “No non ne abbiamo mai avuti. E’ stata una scelta condivisa dai due rami della famiglia e ora competiamo con gli altri quattro grandi player globali in un settore in crescita a livello mondiale.

La sua famiglia rappresenta un’eccezione nel panorama imprenditoriale italiano. In molti casi si assiste a dinastie che hanno venduto a compratori stranieri. Perché?

“Io posso rispondere per quanto riguarda Lavazza. E credo che la nostra fortuna principale risieda nel fatto che tutte le generazioni che si sono succedute in azienda sono molto presenti ed entusiaste del proprio lavoro. In questo io e i miei cugini, che siamo ancora relativamente giovani, non facciamo eccezione.”

Suo cugino Marco, anch’egli vicepresidente di Lavazza, è in corsa per diventare presidente dell’Unione Industriale di Torino

“Sono domande che dovreste rivolgere a lui. Io posso dire che Marco è sempre stato interessato alle dinamiche associative. Non a caso nel novembre scorso è stato nominato presidente dell’Unione italiana food. L’impegno della famiglia per la nostra città è sempre stato alto come dimostrato anche dell’investimento da 120 milioni per la Nuvola, la nuova sede nel quartiere Aurora.”

Un’altra grande famiglia torinese, gli Agnelli-Elkann, è stata molto attiva sul mercato m&a internazionale di recente.

Come giudica Fca -Renault ?

Ancora Giuseppe Lavazza. “A caldo mi sembra un’ottima operazione. Però stiamo parlando di un settore che, non essendo il mio, non mi vede tra i massimi esperti. Di certo quello automobilistico è un comparto che richiede investimenti enormi e le alleanze tra le case sono una via obbligata per sostenere queste spese.

Invece qual è la strada per crescere nel breve nel caffè, visto che non avete acquisizioni in agenda?

“La crescita organica ci dovrà portare ad alzare entro il 2021 i ricavi esteri dall’attuale 64 al 70%. Fermo restando che anche in Italia si dovranno aumentare i ricavi. Su questa via un segmento di particolare importanza riguarda l’innovazione di prodotto. Il caffè è un’industria che si sta aprendo a nuovi modi di fruizione, come per esempio le bevande fredde già pronte o prodotti da vending. Non a caso nel 2018 abbiamo fatto uno sforzo per acquistare Mars Drinks.

La famiglia Lavazza ha il 100% del capitale, la società un management delineato, guidato Antonio Baravalle. E nel bilancio 2018, chiuso con ricavi in crescita a 1,8 miliardi e utili in salita a 88 milioni, ha adottato i criteri contabili Ifrs.

C’è tutto per andare in borsa. Alle viste non c’è una quotazione, anche cedendo solo una minoranza?

“Il fatto che la società abbia tutti i requisiti da un punto di vista tecnico per poter andare in borsa è un ulteriore segno della crescita dell’azienda. Detto questo, al momento non abbiamo bisogno di iniezioni di capitale. Il settore però è in un periodo di forte consolidamento ed essere pronti per i listini non è assolutamente un male.”

Giuseppe Lavazza: da imprenditore come giudica il rapporto tra aziende e settore bancario?

“Noi stiamo andando bene e ovviamente è più facile avere un buon rapporto con le banche in questi frangenti. Devo dire in questo senso che nell’ultima acquisizione, Mars Drinks, ci hanno affiancato Unicredit , IntesaSanpaolo e Bnp Paribas e ci siamo trovati molto bene.”

Come leva di marketing, state utilizzando molto le sponsorizzazioni sportive. E’ una scelta che si sta rivelando vincente?

“Noi siamo il caffè ufficiale dei quattro tornei del Grande Slam di tennis, ovvero Australian Open, Internazionali di Francia, Wimbledon e Us Open. Inoltre siamo partner di Royal Ascot (la kermesse ippica più esclusiva del Regno Unito), oltre che di Arsenal e Liverpool nella Premier League inglese di calcio.

Sono tutti eventi o club che hanno una audience planetaria e questo ci sta aiutando molto nel nostro percorso di crescita. Va detto però che non è semplice essere all’altezza di tali eventi. A Wimbledon per esempio siamo stati sotto esame per almeno due anni per vedere se sapevamo offrire una qualità di servizio e di accoglienza che rispettasse gli standard del torneo inglese.”

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