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Giovanna De Vecchi: “Parlare di innovazione nella tradizione è una grande opportunità”

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MILANO – In apertura di settimana, proponiamo l’intervista a Giovanna De Vecchi, amministratore delegato della De Vecchi Giuseppe srl. La storica azienda che dal 1965 produce componenti per il mondo del caffè e ricambi per i settori horeca e lavaggio. Di formazione umanistica, De Vecchi è entrata in azienda ricoprendo dapprima diversi ruoli prevalentemente operativi. Per poi arrivare a condurla, al fianco del marito Mario Conti.

Cos’è il caffè per Lei? Un ricordo, un’abitudine, un tramite

“Il caffè per me è ciò che maggiormente rappresenta la parola “casa” intesa nell’accezione più ampia di famiglia, senso di appartenenza e condivisione. È per me qualcosa di più di una bevanda. Infatti, racchiude in sé elementi evocativi e affascinanti legati alla mia vita di bambina e di adulta.

Sono sempre stata attratta da questo chicco che si trasforma, cambia, bello da toccare ed annusare. Fin da piccola ricordo la familiarità di alcuni suoni: il macinadosatore, il porta filtro che batte sul bastone, il gruppo che eroga e…il profumo. È con il caffè che comincio le mie giornate e, spesso, è con il caffè che le concludo.”

Potrebbe descrivere il suo mestiere?

“Pensare e produrre componenti per il caffè, proporre e realizzare soluzioni è il cuore ed il senso del mio lavoro.  Mi è sempre piaciuta la parola “trasformazione” perché racchiude in sé due concetti che mi appartengono profondamente: movimento e cambiamento.

Trasformare quindi la materia partendo da un’idea e poi realizzare lo stampo, la lavorazione meccanica, il trattamento. E ancora coniugare la funzionalità con la bellezza, la tecnica con la passione: tutto questo è una sfida sempre molto interessante.

Una macchina da caffè è un microcosmo di elementi in continua evoluzione. Curiosità, passione e tecnica sono aspetti basilari del mio lavoro. Ci confrontiamo con una realtà dinamica e vivace, recepiamo normative, trasformiamo nuovi materiali; lavoriamo su tecniche di rivestimento, creiamo sinergie. Insomma, ci confrontiamo con un mondo evoluto dove poter sviluppare la nostra professionalità in una direzione sempre più tecnica e di conoscenza.”

Quando ha deciso che il caffè avrebbe potuto essere la sua strada?

“Come tutti i figli il mio moto di ribellione mi ha portato a formarmi ed affermarmi sul lavoro lontano dall’azienda. Le mie radici però sono sempre state lì, legate ad un mondo che ho sempre amato e del quale percepivo il grande fascino. La scelta di entrare in azienda è stata tra le più difficili della mia vita.

Se non avessi avuto la possibilità di misurarmi all’esterno con le mie sole forze non sarei quella che sono oggi. Sono stata guidata dall’amore per questo mondo e devo dire che questo amore è sempre stato ricambiato.”

È stata solo una scelta lavorativa o di vita?

“La mia è stata una scelta affettiva. Ciò che ho sempre percepito di questo mondo si può racchiudere in un’unica parola: “passione”. Da quando vedevo nascere i primi componenti dal tornio di mio padre ad oggi, la mia voglia di sapere e conoscere è sempre la stessa. Mi piace parlare di caffè, di materiali, di estetica, di acqua e condividere informazioni. Mi piace soprattutto parlare di idee.”

C’è stato un episodio particolare in cui hai pensato di non farcela?

“Più di uno e ciclicamente ancora ci sono situazioni che mi mettono in difficoltà. Ma la difficoltà mi aiuta ad analizzare con occhio critico la situazione e a tirare fuori il meglio.
Ho la fortuna di potermi sempre confrontare con Mario e con il mio team e di poter quindi affrontare i momenti difficili con l’aiuto di un punto di vista diverso.
Per me è fondamentale!”

Marito e moglie, Mario Conti e Giovanna De Vecchi, colonne della De Vecchi Giuseppe

Cosa direbbe a quella sé stessa del passato in difficoltà?

“Direi di non distogliere mai lo sguardo dall’obiettivo e, nello stesso tempo, di ascoltare chi le sta vicino. Direi anche che a volte la sfida più difficile è con se stessi; in questo senso Le suggerirei;” sii più clemente e tollerante verso te stessa. Accetta i tuoi errori, non subirli.”

Cosa suggerirebbe alle giovani donne che si affacciano al mondo del caffè?

“Tutto parte dall’amore incondizionato per questo mondo, per questo chicco che cambia e si trasforma, per tutto ciò che il caffè sa e può trasmettere. Abbiamo la fortuna di vivere in un momento storico di grande evoluzione. Parlare di innovazione nella tradizione è una grande opportunità.”

La sua giornata tipo?

“La mia giornata è il classico destreggiarsi tra famiglia e lavoro. Il tentativo di trovare un equilibrio dove tutto converga in armonia. È un tentativo, lo so, ma ne vale la pena!”

Ha avuto difficoltà in quanto donna a muoversi in un ambiente prevalentemente maschile?

“Non è stato facile inizialmente per me in quanto donna muovermi in un mondo così tecnico e maschile. Ho dovuto faticare non poco, ma questa fatica mi ha portato ad amare ancora di più la mia azienda ed il mio lavoro. Ho imparato molto da chi metteva le mani nella macchina da caffè, da chi se le sporcava. Da chi non dava un nome tecnico al componente ma sapeva esattamente di cosa stava parlando. È stato per me l’”imprinting” di una generazione di tecnici che ormai sta sparendo. Chi banalmente si sporca le mani ha spesso il senso della criticità e può suggerire ottime soluzioni tecniche.”

Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?

“Assistiamo oggi più che mai a nuove forma espressive sul caffè, lo Specialty ne è un esempio, e ad una sempre maggior attenzione ad elementi che convergono al risultato, l’acqua, i materiali, i trattamenti. Chi ama questo mondo come me non può rimanere insensibile a questa “sete di qualità” che si percepisce. E le aziende come la mia che appartengono a questa filiera, hanno l’obiettivo di innalzare il prodotto in termini di qualità.

Quello che beviamo in tazza è il risultato di importanti sinergie. Dentro ad una tazzina di caffè ci sono idee, progetti, condivisioni e soprattutto passione.  Nell’ambito specifico dei componenti l’approccio è sempre più tecnico e non solo. Progettare e realizzare un componente oggi prevede la conoscenza di normative, materiali e tecniche di lavorazione. Oggi più che mai la parola d’ordine è avere e fornire soluzioni.”

Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa di più al suo lavoro?

“Credo che nel mio caso il tocco femminile si traduca nel concetto più ampio di “ creatività” che esalta l’ ispirazione, il pensiero, le soluzioni. A volte, meno rispetto a quanto vorrei, mi siedo alla scrivania con un foglio bianco ed una penna. Ho scoperto che non è poi così necessario riempirlo, basta una frase, un incipit, anche un disegno.
Ciò che più conta è la possibilità di pensare in libertà, di seguire il proprio istinto, di riconnettersi con le priorità.

La Creatività a mio avviso è qualcosa che avvicina ad un concetto epicureo della bellezza.
la bellezza appaga l’animo ed i sensi”. Questo è il femminile e non appartiene solo alle donne!”

Il video dell’azienda

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