MILANO – Dai colli romani, Fabio Verona in diretta facebook sulla pagina Costadoro, insieme alla dottoressa Fabiana Carella e a Gianlorenzo Beccuti, responsabile di Oltre il Caffè, per addentrarsi in un argomento un po’ spinoso per il mondo del caffè: la bevanda al ginseng. Non si può ignorare perché, come ricorda lo stesso trainer cuoco del chicco, è un ordine sempre più frequente nei bar. Ai consumatori, piace: c’è poco da fare. E allora, che cosa possiamo dire e sapere su questa tazzina? Facciamo un po’ di chiarezza con gli esperti.
Ginseng: una bevanda oltre il caffè
Oggi vendere caffè significa proporre anche altri prodotti in linea con l’eccellenza di blend e monorigine, come la bevanda al ginseng, crema caffè, cioccolate, orzo, tisane e tè completamente biologici. L’alta qualità deve esser il tratto in comune.
Anche Costadoro ha il suo prodotto e lo chiama proprio “bevanda al ginseng”, perché chiaramente è diverso dal caffè ottenuto con la materia prima verde. E’ giusto fare questa prima distinzione.
Perché tutti lo chiamano caffè al ginseng allora?
Risponde dal punto di vista tecnico la dottoressa: “Non è caffè. All’interno delle formulazioni esiste una percentuale piccola di caffè solubile, nel migliore dei casi del 12%. Ma ci sono altri ingredienti che vanno a comporre la bevanda al ginseng e caffè: così è più corretto chiamarlo. Invece succede sempre un po’ come si sbaglia a chiamare il latte di soia.”
Il caffè solubile però fa emergere il discorso dell’acrilammide
“Il problema dello sviluppo dell’acrilammide, sostanza ad effetto cancerogeno per accumulo, deriva dal fatto che si genera solo quando l’alimento o la sostanza viene sottoposto a un trattamento termico che supera i 120 gradi. Il caffè solubile in polvere subisce due trattamenti: la torrefazione e quello per ridurlo in polvere. Per questo motivo, ha il doppio delle possibilità di sviluppare l’acrilammide rispetto a un caffè non liofilizzato.”
Questo è solo l’antipasto: di seguito il video completo