Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista specialista di agricoltura affezionato a queste pagine che con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi racconta del suo insolito incontro con la tazza da baffi avvenuto in uno dei mercatini di Bologna. Leggiamo di seguito la sua esperienza.
La tazza da baffi
di Gianluigi Goi
BOLOGNA – “Nel pomeriggio di una domenica finalmente piovosa di questo inverno-non inverno, i bellissimi portici di Bologna risuonano dello scalpiccio di quanti, e non sono pochi, ne apprezzano anche l’utilità pratica e non solo la bellezza.
Per contestualizzare queste righe e cercare di dare un minimo di senso a quelle che seguono – divertissement al grato profumo di caffè da parte di chi scrive – l’attenzione di mio figlio è attirata, bighellonando come sempre incuriosito in un mercatino di oggettistica più o meno d’antan, da un insolito cartello scritto a mano con grafia incerta: “ Tazza da (in blu) / BAFFI (in rosso) / Anni 30 (blu sbiadito) / € 80 (imperiosamente cancellato in rosso) / € 50,00 (evidenziato in rosso: ribasso vero o troppo costosa?) / RARISSIMA” (blu sbiadito).
Sapendo della mia passione per le curiosità soprattutto insolite che accompagnano l’approccio al caffè, mi ha allungato la foto qui riprodotta che mi conferma nella convinzione che, per noi italiani, il caffè – nel senso di bevanda calda – rappresenta da sempre una vera e propria abitudine alla quale si fa fatica a rinunciare.
Questa “tazza da baffi” bolognese, un piccolo reperto, che forse sarebbe meglio appellare, dato il tempo trascorso, “tazza da mustacchi” e/o, con terminologia più blasonata, “antica moustache cup con piattino”, incuriosisce per la presenza dell’incavo aperto che serve per appoggiare il mento e proteggere i famosi baffi a manubrio che venivano impomatati con cura maniacale anche da chi non voleva perdere il piacere di gustarsi il caffè.
Ma il bel sorbir della nera e calda bevanda mai e poi mai avrebbe dovuto inficiare la fierezza di quei mustacchi tanto esibiti. Un pezzo significativo, quindi, a prescindere dalla qualità e dalla finezza del decoro e della fattura, che non sono in grado di giudicare. Un pezzo da collezione per ricordare quello che fummo e in qualche modo siamo.
Del resto dopo una rapida scorsa a quel mare “monstrum” che è la rete, con pochi clic mi sono trovato davanti l’immagine – freddissima, per non dire glaciale – di un attualissimo “mug proteggi baffi” che più minimale di così non si può”.
di Gianluigi Goi