MILANO – Scrive Gianfranco Brumen: “A proposito dell’articolo “Caffè in Italia” di Sara Uliana concordo che la maggior parte dei proprietari di bar e caffetterie siano attratti dalle offerte commerciali del settore a scapito della qualità del prodotto. Quando viaggio in autostrada, a parte qualche raro punto di ristoro che offre dei caffè a marca diversa dalla predominante, mi vedo costretto a bere una cola piuttosto che sentirmi a lungo l’amaro in bocca di una miscela di bassa qualità.
Infatti un a volta ho contestato la qualità dell’espresso servito in un autogrill e mi è stato risposto che l’azienda non considerava il caffè un prodotto trainante!”
Gianfranco Brumen si espone sulla percezione del marchio nei consumatori
Concordo che nella maggior parte dei casi il consumatore è attratto dalla marca, però nel caso del caffè al bar molto raramente so che miscela bevo, perché spesso non è evidenziata la marca e sotto il nome di una medesima marca possono esserci diversi tipi di miscele di qualità ben diversa.
Vengono ben evidenziate soltanto le miscele al 100% di Arabica e non sempre al bar questo è posto in evidenza. Anche nel caso del caffè è una questione di conoscenza del prodotto e di cultura della qualità che purtroppo si scontrano con l’aumento del costo della materia prima e degli altri costi di gestione.
Tutto ciò comunque non giustifica la somministrazione di un prodotto sgradevole che ti lascia l’amaro in bocca, disaffeziona il cliente e non fa una buona pubblicità alla patria dell’espresso.
Gianfranco Brumen coffee technology senior consultant
Info: brumeng@tiscali.it