Letto e approvato il documento per il prodotto dolciario torinese che dovrà essere realizzato con nocciole del Piemonte. La Lindt si opporrà, ma solo per garantire la tutela del marchio Caffarel. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Torino Oggi.
Verso il riconoscimento I.G.P. del Giandujotto di Torino
TORINO – A prisma triangolare con spigoli arrotondati, di colore uniforme marrone, marrone/rossiccio, lucido od opaco. Dall’odore intenso, dal sapore dolce intenso con leggero finale amaro, dall’aroma intenso e persistente con sensazioni di nocciola tostata, cacao, cioccolato e vaniglia. In bocca morbido, solubile e adesivo. Con astringenza molto scarsa.
Si va verso il riconoscimento I.G.P. del Giandujotto di Torino. Un iter le cui linee guida sono state messe nero su bianco dai presenti martedì 11 marzo, data che segna un traguardo storico per la riconoscibilità di un prodotto che si intende preservare dalle imitazioni. C’erano i produttori, ma anche il mondo della politica che ha creduto in questo iter.
Come il presidente della Regione, Alberto Cirio, l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino, la vice presidente di Anci Piemonte Sonia Cambursano. Ma anche imprenditori di successo, non solo del cioccolato, come il triestino Andrea Illy, il patron del caffè, ma anche Roberto Bava del consorzio di tutela del Vermouth, l’altro prodotto che ha l’indicazione geografica “Torino”, prima del marchio I.G.P.
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