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Gianduiotto, un simbolo di Torino

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di Paola Montonati

La storia del Gianduiotto, il dolce cioccolatino di Torino, iniziò il 21 novembre 1806, quando Napoleone Bonaparte a Berlino proclamò il Blocco Continentale, che vietava il commercio tra i Paesi soggetti al governo francese e le navi britanniche.

Tra i prodotti maggiormente esportati dagli inglesi c’era il cacao che, per i provvedimenti presi da Napoleone, ebbe un considerevole ridimensionamento.

E Torino, dove si era creata una vera tradizione di cioccolatai, che producevano 350 chilogrammi di cioccolato al giorno dalla fine del Settecento, si chiese cosa si poteva fare per evitare una catastrofe.

A Paul Caffarel, imprenditore di origine valdese e proprietario di una fabbrica nel quartiere di San Donato a Torino, venne l’idea di una macchina che gli permise di produrre il primo cioccolatino, che era del cioccolato solido ottenuto da miscela di cacao, acqua, zucchero e vaniglia.

Nel 1852 il figlio di Caffarel, Isidore, unì la fabbrica a quella di un altro importante industriale del settore dolciario, Michele Prochet, e decise di sfruttare una collaborazione con la vicina Alba, usando il prodotto più famoso della zona, la nocciola Tonda Gentile delle Langhe.

Prochet ebbe l’idea geniale di sostituire nell’impasto i pezzetti di nocciola, che era tostata e macinata, rendendola così più simile a una crema, alla quale venivano poi aggiunti il cacao e lo zucchero.

Nel 1865 Prochet diede alla sua creatura una forma detta givò, che in dialetto piemontese significa mozzicone di sigaro, e ricordava una piccola barca rovesciata.

Ci doveva essere però un modo per farla conoscere e allora ecco l’idea del carnevale di Torino molto noto in tutta Italia, dove le maschere tipiche della tradizione erano solite lanciare leccornie e dolciumi alla folla.

Caffarel usò cosi la maschera Gianduja, tipica della tradizione piemontese, che incarna lo stereotipo del galantuomo locale, allegro e godereccio, che partecipa attivamente alla vita cittadina, non senza risparmiare opere di carità, per distribuire i suoi Givò 1865 alla gente.

Dal Carnevale 1869 il Caffarel 1865 divenne cosi famoso da cambiare il nome in Gianduiotto, mentre ebbe la novità di distribuire i cioccolatini non nelle solite scatole, ma singolarmente e, avvolti in una carta dorata sulla quale era raffigurata la celebre maschera.

Adesso il Gianduiotto è prodotto in tutto il mondo dalle principali industrie del cioccolato, come Pernigotti, Novi, Fiorio e Peyrano, e la Caffarel ne sforna 40 milioni l’anno, oltre ad essere noto come eccellenza italiana nell’ambito culinario.

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