MILANO – Torniamo finalmente a parlare del mercante del caffè Giancarlo Samaritani, amministratore delegato del Chicco d’oro, che noi abbiamo conosciuto attraverso le sue incursioni nei luoghi d’origine del chicco in più puntate nel corso degli anni, accompagnato dallo sguardo fotografico di sua moglie Silvia Minella. Adesso ci lasciamo trasportare dalla sua passione per la bevanda e per le tante culture che ci stanno dietro, dalle sue parole su malpensa24.it, nell’articolo di Francesco Tomassini. Ripercorriamo insieme le tappe del mercante.
Samaritani: dal Sud America, inizia il viaggio
Cacao, tè, ma soprattutto caffè. Filo conduttore dei filmati di “In viaggio col mercante” sono le comunità e civiltà rurali la cui vita si basa su questi prodotti. Come ha spiegato Giancarlo Samaritani, ad di Chicco d’Oro Italia e autore della serie insieme alla moglie – e ideatrice del progetto – Silvia Minella, «l’obiettivo è raccontare i contadini del Sud del mondo da un punto di vista etnografico; descrivendo quindi non solo le loro coltivazioni, ma anche le culture, i rituali e le trasformazioni che hanno incontrato». Inizia oggi la prima puntata di sei appuntamenti in giro per il mondo attraverso i video e le immagini spettacolari di documentari professionali che immergono lo spettatore in angoli della Terra che difficilmente può avere l’occasione di esplorare.
Il Sud America ha fatto scoppiare la scintilla
«La mia vita lavorativa è legata al mondo del caffè», ha raccontato Samaritani, che vive a Ispra. «L’attività professionale mi ha portato a frequentare i Paesi produttori che, quando ho iniziato, non conoscevo. A un certo punto si è reso necessario affiancare alla rete commerciale di cui mi occupavo un’apposita formazione da dare ai fornitori: è stato un viaggio intrapreso in Sud America nel 2000, grazie al quale ho scoperto il Salvador e il Nicaragua, a far scoppiare la scintilla. Un vero e proprio colpo di fulmine: mi sono appassionato a queste realtà e ho voluto raccontarle, condividendo il format “In viaggio col mercante” con mia moglie, autrice della maggior parte dei testi».
L’incontro alla Biennale di Venezia di Samaritani
Come ha ricordato Samaritani, «Il viaggio che abbiamo compiuto in Costa d’Avorio nel 2013 è nato in seguito a una richiesta giunta delle associazioni locali dei coltivatori di caffè e cacao. È stato possibile grazie all’intervento di Fabrizio Iseni, allora console onorario a Milano per lo Stato africano. Uomo chiave per l’operazione, oltre all’aiuto fornito attraverso il consolato, ci ha accompagnati alla mostra d’arte ivoriana che in quei giorni si svolgeva alla Biennale di Venezia: abbiamo così potuto incontrare l’ambasciatrice Janine Tagliante-Saracino, il ministro del Turismo Roger Kacou e il Gran Cancelliere Henriette Diabaté ai quali è stato presentato il progetto, che ha incontrato la loro approvazione».
Vita quotidiana e tradizioni di chi lavora la terra
Le coltivazioni principali della Costa d’Avorio sono anacardi, ananas, cotone, palma da olio. E soprattutto cacao: «Ne è il primo produttore al mondo. Partendo dalla capitale Yamoussoukro abbiamo raggiunto le città di Bouaké, Korhogo e Daloa per mostrare la vita quotidiana di chi lavora la terra. Non solo abbiamo voluto far conoscere ai consumatori finali l’origine del prodotto ma anche le persone che sono fondamentali per tutta la filiera, divulgando la loro cultura.
Il filmato, che mostra tradizioni come il canto dei griot, la danza degli uomini pantera o la maschera Gnondo Gla, sarà al centro di un evento che stiamo preparando al Teatro Nazionale di Milano, e lo spunto per un nuovo viaggio-studio con professionisti dell’industria del caffè e del cacao».
Rituali ancestrali
Nei panni del “mercante” Samaritani ha visitato le zone rurali e incontrato popolazioni di Paesi esotici per testimoniare l’esistenza di civiltà che sembrano appartenere a una storia antica, documentare e divulgare tradizioni che mantengono il loro valore originario e preziosi frammenti d’umanità che hanno un valore etico, oltre che antropologico, attribuire una identità geografica a prodotti come il caffè, il tè o il cacao. «Seguendo le rotte degli antichi mercanti ho realizzato reportage nei territori dove si coltivano questi prodotti per dare un volto ai popoli che ne fanno parte. Spesso ho sconfinato per raggiungere luoghi remoti, dove ho potuto assistere e documentare rituali ancestrali come il vudù nel Benin, la danza del fuoco della tribù Tem del Togo o le maschere Dogon del Mali».