MILANO – Giacomo Spreafico, 27 anni, (FOTO in alto a sinistra) è il figlio di Enrico Spreafico, titolare della Spreafico Srl di Lecco, azienda meccanica specializzata nella costruzione di capsulatrici. Giacomo è parte dell’azienda, di cui coordina le attività commerciali.
A lui abbiamo chiesto come è nata l’attività e quali sono i punti di forza dell’attuale produzione, mentre Stefano Pavan (FOTO in alto a destra), neo-acquisto del reparto vendite, ci ha dato alcuni cenni sul mercato in cui opera Spreafico e sulle prospettive di crescita.
Giacomo Spreafico, la vostra realtà è diventata in pochi anni uno dei più importanti player del settore, come si è arrivati a questo punto?
Giacomo Spreafico: “La Spreafico è nata nel 1975 ed era un’azienda specializzata nelle lavorazioni meccaniche per conto terzi. Con gli anni è iniziata la costruzione di impianti sempre più automatizzati ma generici, per la costruzione di viterie, presse, macchine e componenti per il settore alimentare, eccetera. Nel 2008 c’è stata l’occasione di fare una macchina per il riempimento di capsule per il caffè espresso”.
Come è arrivata la prima richiesta?
“E’ arrivata da un cliente molto importante e noto, la Gimoka. Mio padre ha colto al volo l’occasione di iniziare a fare qualcosa di nuovo intuendo che sarebbe potuta diventare un’attività importante. D’altronde, per la costruzione di queste macchine, servivano proprio le competenze maturate negli anni nella progettazione e realizzazione delle macchine automatiche che erano già il fiore all’occhiello della Spreafico”.
Lei di che cosa si occupa in azienda?
“Nei miei primi anni di attività mi sono occupato dell’ufficio acquisti, ma ho sempre dato una mano a mio padre nella gestione del personale e dell’azienda in generale. Proprio da quest’anno ho iniziato a occuparmi della parte commerciale grazie anche all’inserimento di Stefano Pavan che ho voluto con me in questa attività. Il nostro obiettivo è quello di fare conoscere i prodotti della Spreafico nei mercati dove non è ancora presente, soprattutto in Francia e Germania ma anche in Asia, che è un mercato immenso”.
Tutto il mondo del caffè è sempre più orientato alla capsula compatibile.
“Sì, è una tendenza globale, arrivano richieste da tutto il mondo. Soprattutto perché all’estero preparare un espresso non è per nulla facile mentre la capsula semplifica tutto con risultati in tazza sempre eccellenti”.
Capsule per espresso soltanto?
“Non solo. Da tempo vendiamo impianti ad un grande cliente canadese il quale lavora con capsule compatibili con il sistema Keurig, quindi per il caffè lungo, all’americana”.
Quali sono i punti di forza della Spreafico e delle sue macchina?
“I punti di forza della Spreafico sono fondamentalmente due. Il primo è che abbiamo al nostro interno la parte storica, l’officina meccanica che ci permette di creare parte dei componenti in autonomia, ed è di grande ausilio anche nel gestire le urgenze, sia interne sia esterne, in modo molto dinamico e flessibile. E poi la professionalità del personale. Oggi siamo in 38, nel 2008 eravamo soltanto 10: una crescita esponenziale”.
Quanto tempo ci vuole per costruire una macchina capsulatrice?
“Riusciamo a consegnare una macchina in due mesi dalla richiesta, siamo rapidi”.
Quanto conta anticipare le richieste del mercato e quanto conta per Spreafico la Ricerca & sviluppo in un settore che sembra statico, nuovi standard di capsule non ce ne sono.
“Da due anni a questa parte abbiamo avviato il reparto Ricerca & sviluppo con l’obiettivo di migliorare sempre di più le nostre macchine rendendole affidabili e robuste per rispondere in modo adeguato alle richieste dei nostri clienti che ci chiedono sempre macchine che non si fermano mai per lavorare 24 ore su 24. Anche se, naturalmente, nei manuali scriviamo sempre come realizzare i necessari interventi di manutenzione. Che tuttavia non portano via troppo tempo al lavoro di preparazione delle capsule. Le nostre macchine devono fare poca manutenzione: è uno dei nostri punti di forza”.
Le macchine capsulatrici hanno la garanzia?
“Certo, la garanzia è di un anno”.
Stefano Pavan, come va il mercato?
“Siamo in crescita. Stiamo lavorando molto bene con l’estero che oggi rappresenta il 60% del totale ordini. Naturalmente non soltanto caffè perché stiamo ricevendo una grande richiesta per tutti i prodotti solubili quindi ginseng, camomilla, te, te in foglie. E anche questo ci ha permesso di migliorare le nostre macchine perché un conto è trattare il caffè, un conto i prodotti solubili.
Si tratta di macchine completamente dedicate per questi prodotti perché, purtroppo, hanno al loro interno zucchero, un elemento che può creare dei problemi alla meccanica, che va tenuta costantemente pulita. Anche l’operatore deve essere bravo a fine turno e non trascurare la manutenzione. Bastano panno bagnato e acqua calda, nulla di complicato in realtà. In generale stiamo cercando di farci trovare pronti, seguendo le tendenze del mercato cercando di anticipare le soluzioni tecnologiche.
Come già anticipato da Giacomo, il mercato ci dà le indicazioni sulle preferenze e con le prove interne troviamo una soluzione da applicare, in modo efficace e definitivo, sui nostri impianti. Lavoriamo con piccole e medie imprese in quanto ci “vedono” come loro, dimensioni e strutture simili, ma siamo anche ricercati da grandi gruppi in quanto sanno che queste non sono macchine semplici e noi, che non abbiamo altre fonti di business, siamo super-specializzati”.
La gamma della Spreafico?
“L’entry level, che oggi non ha molte richieste, è la monopista da 70 capsule al minuto, poi c’è la due piste da 120 pezzi al minuto, la quattro piste da 240 pezzi al minuto e il nostro cavallo di battaglia: la sei piste da 360 pezzi al minuto. La richiesta che abbiamo dai nostri clienti più importanti è per una 12 piste, da 720 pezzi minuto”.
Perché 12 piste, non vanno bene due macchine da sei?
“Il conto terzista preferisce la macchina sei più sei perché ha la possibilità di continuare a lavorare in caso di guasto di una delle due macchine. Inoltre avendo diversi clienti può avere marchi o prodotti differenti sulle due macchine. Due macchine da sei piste sono effettivamente più flessibili. Ma i clienti più grandi, quelli che lavorano per la grande distribuzione che fanno grandi numeri, preferiscono le macchine grandi. E molti di questi acquirenti guardano ai nostri concorrenti tedeschi che fanno soltanto macchine grandi”.
C’è una concorrenza straniera?
“Sì ma non nel nostro target perché sul nostro tipo di macchine abbiamo soltanto concorrenza italiana. Ma abbiamo una conoscenza molto dettagliata del mercato a 360 gradi e sappiamo come fare”.