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sabato 02 Novembre 2024
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Ghana e Costa d’Avorio si oppongono allo politica di alcuni brand internazionali

Parlando alla stampa, Joseph Boahen Aidoo e Yves Brahima Kone, rispettivamente amministratore delegato del regolatore del cacao del Ghana Cocobod e capo del regolatore del Consiglio del cacao e del caffè della Costa d’Avorio, hanno dichiarato di essere pronti a fare i nomi dei grandi brand internazionali del cioccolato che, guardando solo al loro immediato e a breve termine interesse, stanno approfittando della situazione contingente

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MILANO – Ghana e Costa d’Avorio non ci stanno più e si oppongono alle condizioni salariali troppo sfavorevoli per i coltivatori di cacao adottate con la complicità di determinati brand internazionali: ora è il momento di interrompere questa catena di sfruttamento e reagire in qualità di più grandi produttori di questa materia prima. Leggiamo cosa sta succedendo dall’articolo  di Stefania Ragusa su africarivista.it.

Ghana e Costa d’Avorio unite per una filiera più ecosostenibile del cacao

È una minaccia concreta ma che presumibilmente non si concretizzerà, quella che hanno agitato i principali produttori di cacao al mondo, ovvero Ghana e Costa d’Avorio. Parlando alla stampa, Joseph Boahen Aidoo e Yves Brahima Kone, rispettivamente amministratore delegato del regolatore del cacao del Ghana Cocobod e capo del regolatore del Consiglio del cacao e del caffè della Costa d’Avorio, hanno dichiarato di essere pronti a fare i nomi dei grandi brand internazionali del cioccolato che, guardando solo al loro immediato e a breve termine interesse, stanno approfittando della situazione contingente per approvvigionarsi di materia prima a un prezzo basso e non concordato e che di fatto non permette di fare arrivare ai produttori un compenso equo.

Per comprendere l’oggetto del contendere occorre fare un passo indietro e andare all’accordo stipulato da Ghana e Costa d’Avorio per tutelare economicamente i produttori di cacao introducendo un premio fisso di 400 dollari in più rispetto al prezzo di acquisto di ogni tonnellata di fave di cacao.

La sigla per indicare questo premio è Lid, che sta per Living Incom Differential. La sua applicazione, salutata a destra e manca come positiva, avrebbe dovuto entrare in vigore dal 2020-21, assicurando ai produttori un reddito dignitoso.

Le cose però stanno andando in modo diverso dal previsto, denunciano Joseph Boahen Aidoo e Yves Brahima Kone. Il calo della domanda determinato dalla pandemia, unito a un raccolto molto abbondante, hanno determinato un eccesso di offerta, e i grandi marchi produttori di cioccolato hanno pensato bene di approfittare della situazione chiedendo sconti.

“Da una parte pagano il differenziale Lid, dall’altra chiedono uno sconto che sostanzialmente corrisponde al differenziale”, osserva Joseph Boahen Aidoo. “Ma una volta che il differenziale del Paese viene scontato tra 100 e 250 sterline (348,25 dollari), significa essenzialmente che il Lid è stato eroso”. Il consumatore finale però continua a pagare lo stesso prezzo. La somma sottratta ai produttori ghanesi e ivoriani diventa un surplus nelle casse delle multinazionali del cioccolato oppure viene dirottato sul marketing.

“Vogliono fare soldi oggi e non pensare a domani”, ha detto Yves Brahima Kone, aggiungendo che mentre i produttori di cioccolato sono riluttanti a pagare il Lid che potrebbe costare circa 900 milioni di dollari a livello globale, l’industria spende 5 miliardi di dollari in marketing.

Quali sono i grossi brand che stanno approfittando della situazione?

Joseph Boahen Aidoo e Yves Brahima Kone lo sanno, ovviamente, ma al momento si riservano di non dirlo, confidando che la minaccia possa spingere verso comportamenti differenti.

La Costa d’Avorio e il Ghana sono i principali produttori di cacao a livello mondiale: la Costa d’Avorio con 1.448.992 di tonnellate annue, e il Ghana con 835.466.

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