MILANO – Il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo sulla sfida che è in corso da anni tra i gelatai tedeschi e quelli italiani che, realtà, sono in grandissima parte proprio italiani. Il pezzo è formato dall’inivato di Repubblica a Berlino Giampaolo Cadalanu.
BERLINO – Il tricolore sulle tende delle gelaterie c’è sempre, quasi a garantire la qualità del prodotto con una denominazione d’origine controllata. Ma non è detto che a mescolare latte, pistacchi, miele e nocciole siano state mani italiane. L’anno scorso i gelatai tedeschi hanno lavorato di più: secondo l’ufficio centrale di Statistica, la Repubblica federale ha prodotto 517 milioni di litri di gelato, con un ricavo che supera i due miliardi di euro, superando quindi l’Italia che si è accontentata di 511 milioni di litri. In questa classifica Francia e Spagna restano distaccate, con 466 milioni e 320 milioni di litri rispettivamente.
Nel mercato la parte del leone la fanno, prevedibilmente, i prodotti industriali, l’80 per cento del totale. Il gelato artigianale di qualità supera il 16 per cento, il resto è la quota del gelato “soft” prodotto sul momento e distribuito in prevalenza nei fast food. Ma anche nel settore del prodotto di qualità, i tedeschi stanno conquistando posizioni.
“La verità è che molti figli di artigiani vedono l’attività come poco nobile. Si sentono a disagio con lo stereotipo dell’italiano gelataio. E stanno lasciando il testimone ai tedeschi o ai turchi. Ma questo vuol dire che spesso si perde una tradizione di qualità”, dice Giorgio Sau, titolare della gelateria berlinese “Anna Durkes” che il Daily Telegraph ha celebrato come una fra le migliori dieci al mondo.
Consumo annuo stabile a otto litri pro capite
Ma apparentemente fra la gola e il caldo c’è posto per tutti: in Germania il consumo medio pro capite sfiora gli otto litri l’anno e si mantiene stabile. Quasi la metà delle vendite è destinata al consumo casalingo. E con le temperature record dell’estate 2018 è facile prevedere che la tendenza non cambierà.