MILANO – Prestare il volto a noti marchi non significa non poter esprimere la propria opinione in caso in cui si verifichino delle situazioni irregolari. Per cui, dal testimonial che chiunque al mondo collega al “What Else?” Nespresso, George Clooney, arriva la reazione rispetto alle accuse che il brand ha raccolto rispetto alla pratica dello sfruttamento minorile. Leggiamo la notizia da movieplayer.it. Dove anche il vertice Nespresso, l’amministratore delegato Guillame Le Cunf, si esprime sulla stessa linea del suo uomo immagine: indagini sino alla verità.
Ma non è la prima volta, come leggete in fondo su quanto avevamo ripreso dall’agenzia di stampa Reuters, che accuse simili arrivano all’azienda che ha inventato le capsule d’alluminio più diffuse nel mondo.
Clooney, sorpreso e rattristato sul caso Nespresso
George Clooney è rimasto sorpreso e rattristato di fronte alle notizie riguardanti la Nespresso, il produttore di caffè di cui l’attore americano è testimonial da anni. Una inchiesta di Dispatches su Chanel 4 ha, infatti, svelato che l’azienda utilizzerebbe manodopera minorile a bassissimo costo. Le immagini, registrate in Guatemala dal giornalista inglese Anthony Barnett, hanno mostrato in particolare uno dei luoghi in cui avviene la lavorazione del prodotto dove sono presenti dei bambini intenti a pulire i chicchi di caffè.
George Clooney è stato così colpito dalle immagini tanto da rimarcarlo in una nota rilasciata da Deadline
“Sinceramente sono stato sorpreso e rattristato nel vedere questa storia. Essendo cresciuto lavorando in una fabbrica di tabacco da quando avevo 12 anni, sono consapevole delle complesse questioni relative all’agricoltura e al lavoro minorile. Ecco perché sette anni fa sono entrato a far parte del comitato consultivo per la sostenibilità di Nespresso insieme alla Rainforest Alliance, al Fair Trade International e alla Fair Labour Association, tra gli altri. Con l’obiettivo di migliorare la vita degli agricoltori”.
Clooney ha aggiunto: “Chiaramente questo consiglio e questa società hanno ancora molto lavoro da fare. E questo lavoro sarà fatto. Spero che questo giornalista continuerà a indagare su queste condizioni e riferire accuratamente se non miglioreranno”.
Poco dopo anche Guillaume Le Cunff, Ceo di Nespresso ha rilasciato una dichiarazione in merito al rapporto di Barnett affermando
“Tolleranza zero nei confronti del lavoro minorile” e sottolineando come questa situazione sia “inaccettabile”.
Le Cunff ha proseguito: “Abbiamo avviato un’indagine approfondita per scoprire quali aziende sono state filmate e se riforniscono Nespresso. Non riprenderemo gli acquisti di caffè dalle aziende agricole in quest’area fino alla chiusura dell’indagine. Tutti i problemi che scopriremo verranno trattati diligentemente e verranno prese misure cautelative”.
Il Guatemala è il decimo produttore di caffè al mondo.
Non è la prima volta che Nespresso e Starbucks vengono accusati di sfruttamento. Un’indagine della Reuters di dicembre, di cui avevamo dato conto, ha scoperto un’ampia rete di lavoro forzato in Brasile, per la gran parte nell’industria del caffè che nel Paese dell’America Latina vale miliardi di dollari.
Dati ottenuti in esclusiva, analisi di registri e decine di interviste, hanno rivelato che il caffè prodotto dal lavoro forzato recava la dicitura slave-free, no alla schiavitù, e veniva venduto a marchi importanti come Starbucks e Nespresso.