GENOVA – Non era mai successo. Neanche nei periodi più bui, neanche nei momenti di massima austerity. È una rivoluzione dei costumi: è in calo il rito del caffè al bar. «La tazzina è diminuita del 10-13%, come ci confermano sia i nostri associati sia torrefazioni e fornitori – rivela Silvio Seghi, vice presidente di Fepag-Ascom, settore bar e pubblici esercizi – Con il caffè, diminuiscono le colazioni, che erano una tradizione italiana. Calano anche spremute, bevande, e tutto il resto, nella misura del 10%.
Genova in crisi, si vede nel bar
Per ora la situazione dei bar e dei pubblici esercizi non è grave come quella dei ristoranti, perché comunque i bar recuperano con i pasti in pausa pranzo. Anche se questo apre tutto il capitolo legato ai ticket. Però, con questa tendenza, che in parte è legata alla presenza delle macchinette del caffè negli uffici, ma molto alla crisi, si rischia di arrivare alla chiusura di diversi locali del settore».
È un grido di dolore, ma non è un pianto fine a se stesso. Perché il calo dell’occupazione è già iniziato:
«Fra ristoranti, osterie, pasticcerie e un po’ di enoteche, nella sola provincia di Genova diamo lavoro a 25.000 persone – ricorda Riccardo Bertola, vice presidente vicario di Fepag-Ascom – Siamo una grande azienda, anche se non abbiamo la cassa integrazione. Abbiamo circa 500 ristoranti, altrettanti bar e gelaterie, 150 pasticcerie. I nostri associati vanno al mattino a fare la spesa con entusiasmo, trasformano i prodotti e li servono. ma siamo in una città con una economia che tira poco, non si fanno più investimenti». Così, nel 2011 l’occupazione del settore è scesa del 4-5% rispetto all’anno precedente. E per il secondo trimestre 2012 si teme un ulteriore calo. Fonte: Il SecoloXIX