MILANO – Come per molte cose, anche alcune delle nostre passioni in fatto di cibo e di bevande sono scritte nei nostri geni. Ebbene sì, i coffeelover più accaniti potranno trovare una giustificazione a questa “dipendenza” niente meno che nel loro dna: a dirlo è ovviamente la scienza, che lo ha dimostrato in diversi studi. Approfondiamo il tema dal sito zazoom.it.
Geni e caffè: la spiegazione nel dna
La passione per il caffè è scritta nel dna. Una ricerca che ha coinvolto ben 400 mila persone guidata dall’Istituto di ricerca medica QIMR Berghofer, in Australia, e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha notato infatti che nonostante l’uomo sia programmato per associare il gusto dell’amaro a un potenziale pericolo, alcuni geni ci rendono più o meno sensibili a questo sapore e modificano le nostre preferenze per caffè, the e alcol. Ne parla la professoressa Daniela Lucini, Responsabile di medicina dell’esercizio di Humanitas.
La ricerca
I ricercatori, guidati da Jue-Sheng Ong e Liang-Dar Hwang, hanno analizzato le varianti genetiche associate alla percezione di tre diverse sostanze amare: il propiltiouracile o Prop, usato anche come farmaco antitiroideo, il chinino, che ha proprietà antimalariche, antipiretiche e analgesiche, e la caffeina. Per valutare gli effetti della diversa percezione dell’amaro sul consumo di caffè, the e alcol sono state coinvolte più di 400 mila persone grazie alla UK Biobank, una biobanca del Regno Unito.
Caffè o tè? La scelta la fanno i geni
I ricercatori hanno scoperto che la sensibilità più alta per Prop e chinino porta a consumare più tè e meno caffè, mentre una maggiore sensibilità all’amaro della caffeina, dovuta alla presenza di specifici geni, è associata con un maggiore consumo di caffè e ad una maggiore probabilità di essere bevitori appassionati di questa bevanda.
Per quanto riguarda l’alcol, invece, la ricerca ha chiarito che la maggiore percezione del Prop è associata a consumi più bassi, mentre le altre due sostanze sembrano non avere influenze particolari.