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lunedì 25 Novembre 2024
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Genetica e caffè: alcuni hanno l’espresso scritto nel dna e possono berne di più

È vero o è una leggenda, che alcune persone possono bere più caffè? La ricerca afferma che la differenza nell’effetto del caffè sulle persone è dovuto anche, ma non solo, alla genetica

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MILANO – La scienza continua ad indagare sulle interazioni dell’organismo con il caffè. Il nostro corpo infatti, produce varie sostanze che hanno l’effetto di metabolizzare la caffeina. Ma quali sono i limiti oppure i vantaggi di una diversa genetica?

Uno degli enzimi che da solo avrebbe la capacità di inattivare il 95% della caffeina è infatti prodotto da un gene, chiamato CYP1A2.

Genetica: dietro la metabolizzazione del caffè

Le persone che hanno una particolare versione di questo gene sono in grado di metabolizzare molto rapidamente il caffè. In queste persone infatti, il gene CYP1A2 è molto più attivo, viene prodotta una maggiore quantità dell’enzima e perciò l’effetto della caffeina è molto più breve e moderato.

Le persone che hanno una diversa versione dello stesso gene metabolizzano la caffeina molto più lentamente. Perciò l’effetto eccitante del caffè per loro dura molto più a lungo, circa quattro ore.

Alcuni scienziati pensano che sia possibile dividere le persone in due gruppi in base alla forma del gene CYP1A2 che possiedono.

L’azione della caffeina sul sistema nervoso

Essa dipende dalla capacità di questa sostanza di legarsi con i recettori dei neuroni del nostro cervello. In particolare, la caffeina si lega con i neuroni che di solito vengono occupati da un neurotrasmettitore che si chiama adenosina.

L’adenosina è in grado di innescare un processo che porta a provare una sensazione di stanchezza

Se i recettori dell’adenosina sono occupati dalla caffeina questo meccanismo non funziona e l’effetto è di sentirsi più svegli ed eccitati.

È per questo che bere il caffè ha un effetto eccitante. I recettori dell’adenosina possono a loro volta presentare alcune varianti, dovute a fattori genetici. Una variante dei recettori sembra rendere le persone più sensibili all’effetto della caffeina.

Secondo il medico e divulgatore scientifico J.W. Langer

La combinazione di queste due varianti genetiche permette di dividere i consumatori di caffè in tre gruppi: quelli ad alta, a media e a bassa sensibilità al caffè.

Chi ha una alta sensibilità al caffè avrebbe recettori dell’adenosina che favoriscono il legame con la caffeina e la variante del gene CYP1A2 che tende a produrre minori quantità dell’enzima che metabolizza la caffeina.

La sensibilità media

Sarebbe prodotta da un bilanciamento tra la capacità di metabolizzare la caffeina e la sensibilità del sistema nervoso e darebbe la possibilità di bere tra 3 e 5 tazzine di caffè al giorno.

La sensibilità bassa sarebbe l’effetto di una elevata capacità dell’organismo di liberarsi della caffeina grazie a grandi quantità dell’enzima prodotto dal gene CYP1A2. In questo gruppo rientrerebbero le persone che possono bere il caffè anche la sera senza subire effetti sul sonno.

Lo studio di Langer è pubblicato dall’Institute for Scientific Information about Coffee

Inoltre, è sostenuto da sei delle maggiori aziende europee produttrici di caffè.

Gli scienziati sanno che ci sono anche altri fattori che influiscono sulla capacità di metabolizzare la caffeina. Per esempio il fumo di sigaretta la aumenta.

Chi fuma infatti, si libera più rapidamente della caffeina. Ma contano anche il sesso, l’età, malattie del fegato; obesità e dieta. Uno studio ha recentemente provato una correlazione tra il diabete di tipo 2 e una maggiore attivazione del gene CYP1A2.

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