Come di consueto con l’arrivo della bella stagione, si è registrato un incremento di vendite nonostante il caro coppetta per i prodotti industriali e per quelli artigianali. Dallo studio del Centro di ricerca sui consumi, nel quale si mettono a confronto i prezzi attuali del gelato industriale in vaschetta da 1 chilo con quelli del 2021, è emerso un rincaro pari a circa il 30% in tre anni (da 4,52 euro a 5,86 euro/kg). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Maddalena De Franchis per Il Resto del Carlino.
Il caro gelati
CESENA – È uno degli alimenti più desiderati quando il termometro schizza verso l’alto, ma quest’anno, più che sui gusti di tendenza, la discussione si concentra su un unico tasto dolente: il cosiddetto ‘caro coppetta’. Che sia artigianale o industriale, il gelato continua infatti a registrare aumenti da capogiro: a confermarlo è l’ultima rilevazione del Crc (Centro di ricerca sui consumi), che ha elaborato i dati pubblicati dall’osservatorio del ministero delle Imprese e del made in Italy.
Dallo studio, nel quale si mettono a confronto i prezzi attuali del gelato industriale in vaschetta da 1 chilo con quelli del 2021, è emerso un rincaro pari a circa il 30% in tre anni (da 4,52 euro a 5,86 euro/kg).
E sul podio del gelato più caro del Belpaese si piazza Forlì, città in cui il prezzo medio di una vaschetta industriale (venduta, dunque, nei supermercati e discount) è di 8,28 euro al chilo: quasi 3 euro in più rispetto alla media nazionale. Quanto ai gelati artigianali, i prezzi variano dai 20 ai 28 euro al chilo (tra +20% e +30% rispetto al 2021): per un cono piccolo si spendono in media 2,70 euro e alcune gelaterie, nei centri storici delle città turistiche, praticano prezzi non inferiori a 5 euro.
Abbiamo chiesto, dunque, a Daniele Bazzocchi – direttore di una delle aziende produttrici di gelato industriale più importanti del territorio, la Centrale del latte di Cesena – di spiegare le ragioni di tali rincari: “I prezzi delle materie prime hanno subito una forte impennata già nel 2022, in coincidenza con la ripresa dei consumi post-Covid – esordisce Bazzocchi – Al caro degli ingredienti come zucchero, latte e latticini, cacao e carruba, ha fatto seguito l’aumento sia dei costi energetici, sia dei materiali di confezionamento e imballaggio”.
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