MILANO – Fase 2 avviata, tra aperitivi e a volte assembramenti, i locali hanno ricominciato a servire al pubblico. Una semi normalità che però non ha coinvolto proprio tutti i gestori, che dal lockdown sono usciti in condizioni disomogenee: da una parte c’è chi ha avuto gli strumenti, seppure nelle estreme difficoltà, per riaprire; dall’altra invece, i titolari che hanno deciso di stare chiusi. Di questa categoria fa parte il Gasoline, uno dei locali davanti il quale sono avvenuti gli aggruppamenti dei ragazzi ripresi con gli smartphone e finiti sui social, ha deciso di chiudere da solo. Leggiamo la notizia da ultimora.news.
Gasoline e altri locali, nella Fase 2 con le regole confuse
Da più parti queste regole, che magari nascono dal fatto che devono essere rispettate nel giustamente valido obbiettivo di tutelare la salute pubblica, vengono definite contorte e confuse. In pratica, i gestori non hanno avuto linee chiare su cosa si può o non si può fare. Ogni attività ha una sua prerogativa, perché una trattoria, nasce per essere un piccolo locale dove si sta tutti vicini a mangiare ed a passare le serate.
Altrimenti sarebbe una sala ricevimenti e non una trattoria. Il pub è il locale notoriamente giovane, dove si va a bere qualcosa in compagnia, socializzando, ascoltando musica. Per quella che forse impropriamente anche la politica adesso chiama movida. Ci sono bar pasticceria, dove l’asporto è attività cardine e dove le dimensioni permettono il distanziamento.
Ma ci sono i piccoli bar dei piccoli centri, dove non è possibile stare alle regole imposte
Non si sa se si può tenere ancora il giornale per i clienti, una abitudine cara a milioni di italiani che con il caffè di inizio giornata, amavano leggere il quotidiano al bar.
Ci sono bar dove le persone giocavano a carte con i loro amici, una partita a scopa piuttosto che a briscola.
Il Dpcm sulle riaperture ha troppe pagine oscure, troppe cose non regolamentate lasciate alla discrezionalità del gestore e dopo le foto sui social, lasciate alla discrezionalità delle forze dell’ordine. Proprio per questo il Gasoline ha deciso da solo (i suoi gestori), di richiudere la saracinesca, di restare aperto solo per l’asporto.
L’auto-lockdown del Gasoline
«Adesso lasciateci in pace. Amen», così chiude il lungo post di Facebook dei titolari del gasoline. Troppa ressa davanti il locale, ed i rischi tutti sul titolare del locale, Il Governatore Zaia non ha usato giri di parole per minacciare nuove chiusure se davanti ai bar ed ai pub del Veneto, fossero arrivate altre immagini come quelle del gasoline e delle resse dinnanzi il locale. Multe salate per le infrazioni, comprese per il titolare del bar che non tiene a bada gli avventori.
Il post del locale è un monito per tutti
Perché chiede un esame di coscienza ai ragazzi che lo frequentano, ma anche a politici e virologi. Il post dei titolari del Gasoline per nostra scelta lo riproponiamo integralmente, perché chi meglio di loro sa le motivazioni che hanno indotto l’auto chiusura. Ogni commento potrebbe essere deleterio per un messaggio che mette in luce una problematica di un solo locale pubblico, ma che potrebbe essere esteso alla generalità delle attività in tutto lo Stivale.
“Gettiamo la spugna! Da oggi Gasoline Padova rimarrà chiuso
Siamo stanchi! Stanchi di vivere una situazione insostenibile da gestire. Stanchi di dover cercare di essere costretti a mantenere un ordine, dove un ordine non c’è. Stanchi di dover seguire regole inventate dalle varie task force, quando neanche loro sanno veramente con cosa abbiamo a che fare.
Ma poi, chi potrebbe? Un qualche Dio? Siamo stanchi di essere attaccati dal mondo «social», un mondo finto pieno di «leoni da tastiera», di tuttologi, di «politici del cavalcavia», tutti paladini di Facebook.
Abbiamo sempre fatto tutto ciò che ci è stato comunicato, cercando di interpretare ogni nuova regola (sempre arrivata il giorno precedente). Siamo sempre stati in contatto con le autorità, consci di avere una numerosissima e variegata clientela. Siamo stanchi di dover trovare una soluzione a tutto. Abbiamo più di venti dipendenti che chiedono aiuto, hanno un mutuo per la casa, un altro per la macchina, sono giovani studenti con un affitto da pagare, o magari con il loro stipendio danno da mangiare ad una famiglia intera in Africa. Restare aperti con queste pressioni non ne vale la pena, si muore anche di ulcera non solo di coronavirus.
Chiudiamo al pubblico per non perderci il fegato, o magari la licenza per colpa di qualche ragazzino/a che non ascolta nemmeno i suoi genitori. Continueremo con consegne a domicilio e asporto, pronti a chiudere definitivamente se la situazione non cambi. Siamo tutti bravi a parlare, tutti professori, virologi, benpensanti, invidiosi, poveretti risucchiati in un mondo «virtuale».
Cosa volete dimostrare? Con molteplici collaborazioni combattiamo perché si possa vivere in un quartiere migliore. Sognando un mondo migliore e continueremo a farlo appena possibile. Purtroppo nessuno è perfetto.Farsi un bell’esame di coscienza farebbe bene a tutti. Adesso lasciateci in pace. Amen”.