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venerdì 22 Novembre 2024
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Il Prof. Galli: “Nei bar d’Italia il caffè dovrebbe esser d’asporto perché il virus è ancora in giro”

Il virologo: "Gli assembramenti fuori dai bar, nel ''festival delle riaperture", favoriscono la diffusione del coronavirus, complici anche le varianti Covid. Il professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, accende i riflettori sui rischi legati alle nuove regole, in vigore nelle regioni in zona gialla da ieri. "Nei bar, bisognerebbe prendere il caffè e portarselo fuori."

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MILANO – La riapertura dei locali (certo, a determinate regole e seguendo il coprifuoco delle 22) ormai è una realtà per tutte le regioni in zona gialla. Una manovra che però non fa contento praticamente nessuno: da un lato i gestori, insoddisfatti per il limite orario e per la condizione imprescindibile dei dehors, dall’altra i virologi che guardano con allarme agli assembramenti. Tra questi torna a parlare Galli, che si esprime piuttosto contrariato dalle immagini e dalle notizie che vedono persone raggruppate in giro. Leggiamo il suo punto di vista da adkronos.com.

Galli lancia l’allarme

Gli assembramenti fuori dai bar, nel ”festival delle riaperture”, favoriscono la diffusione del coronavirus, complici anche le varianti Covid. Il professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, accende i riflettori sui rischi legati alle nuove regole, in vigore nelle regioni in zona gialla da ieri. “Nei bar, bisognerebbe prendere il caffè e portarselo fuori.

Ma se vediamo gli assembramenti fuori dai bar in qualsiasi momento nelle nostre città, con persone che bevono senza mascherina, sono situazioni che vanificano il discorso che non ci sia rischi all’aperto. Se le persone si parlano addosso, il virus può tranquillamente diffondersi e queste varianti sono in grado di diffondersi più delle altre. Le indicazioni sanno molto di ‘liberi tutti’ e di ‘arrangiatevi’, mi auguro che la popolazione sappia comportarsi in maniera responsabile”, dice Galli a Mattino 5.

I ristoranti sono aperti a pranzo e a cena, purché i tavoli siano all’aperto

“Si può cenare all’aperto, ma” se ci si ferma a chiacchierare al tavolo “non è detto” che le misure siano sufficienti “per evitare che le nuove varianti causino l’infezione”. Si discute sul coprifuoco, fissato alle 22. “Il messaggio è che più si circola e più il virus si diffonde con le nostre gambe. Con un gap di vaccinazioni che abbiamo rispetto alla Gran Bretagna e che difficilmente colmeremo in 60 giorni, più facilmente in 100 giorni, c’è poco da scherzare. Credo che il coprifuoco abbia una moderata rilevanza se gli italiani, in particolare quelli non vaccinati, non comprendono che girare troppo non è conveniente. I giovani dovrebbero comprendere che portare l’infezione a casa è possibile ed è pericoloso”.

E ancora il professore: «Cerchi di dire cose vere, non quelle che fanno comodo a questo o a quel politico»

Il professor Galli è stato ancor protagonisti di un acceso dibattito nel corso del programma Carta Bianca su Rai 3 con il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ex presidente della conferenza tra le Regioni italiane.

Sentite il professore: «Nel momento in cui altri Paesi chiudono, noi riapriamo. I dati parlano chiaro. I calcoli non sono stati fatti su base scientifica. Non facciamo gli ipocriti. Diciamo le cose vere, non quelle che fanno comodo. Diciamo chiaramente che si è disponibili a vedere qualche centinaio o qualche migliaio di morti in più, e che dobbiamo provare a tenere in piedi le attività economiche e va bene così», queste le parole del professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano.

Poi lo scontro acceso con il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini, entrambi ospiti del programma “Cartabianca” su Rai Tre: «Si vergogni lei sta utilizzando delle piccole armi. Cerchi di dire le cose che sono vere, non quelle che fanno comodo a questo e quel politico».

Non si fa attendere la risposta di Bonaccini: «Io non so di cosa mi dovrei vergognare perché ho detto una cosa senza criticare nessuno».

 

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