MILANO – Dopo l’impennata di metà settimana, che ha portato le quotazioni sopra la soglia dei 2 dollari (intraday di mercoledì 19 novembre a 201,35 cents), la borsa newyorchese degli arabica ha descritto giovedì un brusco ripiegamento in territorio negativo.
Il contratto per scadenza marzo ha bruciato oltre mille punti in una sola seduta arretrando a 188,85 centesimi, non lontano dai minimi della prima decade. La settimana si è conclusa in leggera ripresa, con la risalita in area 190 centesimi.
A determinare questa repentina virata al ribasso hanno contribuito le cifre contenute nel Gain Report semestrale di Usda dedicato al Brasile, pubblicate mercoledì pomeriggio.
Gli esperti del servizio estero del minagricoltura americano hanno rivisto al rialzo la loro stima sul raccolto brasiliano 2014/15 di ben 1,7 milioni di sacchi rispetto al rapporto annuale pubblicato a maggio (e alla stima ufficiale diffusa a giugno) portandola a 51,2 milioni di sacchi. Gli aggiornamenti positivi riguardano sia gli arabica che i robusta.
Il raccolto di arabica è ora stimato in 34,20 milioni di sacchi: ben 1,1 milioni di sacchi in più in confronto a quanto indicato nel già citato report della scorsa primavera. Il dato sugli arabica rimane comunque il più basso degli ultimi anni, inferiore di 5,3 milioni di sacchi a quello indicato per il 2013/14, che pure è stato un anno negativo del ciclo biennale.
La produzione di robusta è stimata nel dato record di 17 milioni di sacchi (600 mila sacchi in più rispetto alle previsioni di maggio).
Il raccolto del Minas Gerais risulta ora di 23,30 milioni di sacchi. Il dato relativo alla regione centro-occidentale è stato corretto al rialzo di mezzo milione di sacchi, mentre le stime sul resto dello stato rimangono immutate.
La produzione dell’Espírito Santo raggiunge complessivamente i 16,1 milioni di sacchi (15,30 secondo la stima di maggio). I raccolti di arabica e robusta risultano pari, rispettivamente, a 3 milioni e 13,10 milioni di sacchi (contro i 2,80 e 12,50 milioni indicati a maggio).
Il San Paolo ha raccolto, secondo Usda, 4,6 milioni di sacchi (la precedente stima era di 4,20 milioni).
I dati degli altri stati rimangono immutati. Nessun cambiamento nemmeno nelle previsioni sui consumi, confermati per il 2014/15 a 20,1 milioni di sacchi, invariati sull’anno precedente.
A titolo di raffronto ricordiamo che la più recente stima Conab ha elevato il dato sulla produzione 2014/15 di 570 mila sacchi a 45,14 milioni di sacchi (di cui 32,11 di arabica). Le cifre di Ibge (l’Istituto brasiliano di geografia e statistica) si attestano su livelli analoghi.
Usda ha rivisto al rialzo anche le stime sull’export, che appaiono in linea con le informazioni più recenti provenienti dall’industria e dal commercio.
Il report prevede che gli imbarchi raggiungeranno, a fine annata di mercato 2014/15 (luglio-giugno), un totale di 33,53 milioni di sacchi, di cui 30 milioni di caffè verde e 3,5 milioni di solubile.
Per quanto riguarda il 2013/14, il dato è stato portato a 34,13 milioni di sacchi, anche in questo caso riflettendo le cifre più aggiornate contenute nelle statistiche di Cecafé e Abics (l’Associazione brasiliana dei torrefattori e dei produttori di caffè solubile).
Nel rapporto vengono anche riportati i dati Secex (Segretariato brasiliano per il commercio estero), secondo i quali l’export di caffè verde è stato, tra luglio 2013 e giugno 2014, di 30,82 milioni di sacchi, per un valore fob di oltre 4,77 miliardi di dollari.
In termini di volume, gli Stati Uniti risultano il principale mercato brasiliano con 6,2 milioni di sacchi, contro i 6,18 milioni esportati alla volta della Germania.
A valore le parti si invertono, con imbarchi verso la Germania per 962,293 milioni di dollari e verso gli Usa per 950,771 milioni.
Le esportazioni alla volta dell’Italia ammontano a 2.729.433 sacchi, per un valore di 448,572 milioni di dollari.
Quarto e quinto mercato dell’export brasiliano sono stati, nel 2013/14, il Belgio e il Giappone, con rispettivamente 2,25 e 2,17 milioni di sacchi.
La siccità ha fatto volare i prezzi interni alle stelle. L’indice Esalq calcolato dal Centro di studi avanzati in economia applicata dell’Università di San Paolo (Cepea) evidenzia un primo picco ad aprile di 449,45 reais per sacco di 60 kg (contro i 247,73 reais di novembre 2013).
A ottobre, l’indice ha descritto una nuova impennata raggiungendo quota 480,13 reais, non lontano dai massimi di fine 2011.
Il report riproduce in conclusione i dati sulle scorte del settore privato divulgati alcuni mesi fa da Conab.
L’agenzia del minagricoltura brasiliano ha stimato le giacenze, alla data del 31 marzo 2014, in 15.217.572 sacchi (di cui 14.163.167 di arabica): 1.279.297 sacchi in più (+9,18%) rispetto alla situazione fotografata da Conab al 31 marzo 2013 e addirittura 6.802.957 sacchi in più (+80,85%) rispetto a quanto rilevato alla stessa data del 2012.
L’ampia disponibilità di scorte di riporto, i prezzi in forte ripresa e il deprezzarsi del real (ai minimi pluriennali sul dollaro) hanno messo le ali all’export brasiliano, che nelle proiezioni di CeCafé potrebbe raggiungere il volume senza precedenti di 36 milioni di sacchi a fine anno solare 2014, nonostante la produzione in calo a causa della siccità.