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venerdì 22 Novembre 2024
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FUTURO – Il caffè con un touch ma le commissioni sono troppo elevate

Il dato peggiore è quello delle schede Sim Ncf per i telefonini: meno di 5 mila a fine 2013, secondo i dti presentati dal Politecnico di Milano. Un aiuto è però arrivato dal decreto sviluppo bis che obbliga esercenti e professionisti ad accettare le card

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di Stefania Aloi
MILANO – Pagare un caffè al bar con il telefonino in Italia è oggi un’impresa ancora difficile. Se gli smartphones abilitati ai pagamenti con tecnologia Nfc sono 8 milioni, i Pos contactless che consentono di ricevere i pagamenti, sono passati da appena 27mila a 150mila in un anno. Una crescita importante, ma ancora non sufficiente a consentire una larga diffusione di questa forma di pagamenti.

Così se i lavori per costruire una rete infrastrutturale in grado di far funzionare i cosiddetti sistemi di smart payment procedono, è pur vero che c’è ancora tanto da fare. Il dato peggiore è quello delle schede Sim Nfc: meno di 5mila a fine 2013, secondo i dati presentati quest’anno dall’Osservatorio Mobile Payment del Politecnico di Milano.

Un aiuto, per lo sviluppo dei cosiddetti sistemi di mobile proximity, sta arrivando però dal decreto Sviluppo bis, che obbliga esercenti e professionisti ad accettare pagamenti con carte, e che di conseguenza sta generando una progressiva diffusione di Pos e di Mobile Pos.

Così a fine 2016 ce ne saranno tra i 120mila e i 250mila in più, che “transeranno” tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno. Proprio grazie ai Mobile Pos ci potrebbe essere una svolta. Ma affinché le nuove forme di pagamento “intelligenti” mettano davvero radici, secondo gli esperti si dovranno abbattere non solo le barriere fisiche, ma anche quelle culturali.

E una volta fatta l’Italia si dovranno fare gli italiani. «Il successo di questi sistemi dipenderà da vantaggi e benefici che percepiranno i consumatori e i commercianti », afferma Valeria Portale, responsabile della Ricerca dell’Osservatorio mobile payment & commerce. Alcune forme di pagamento col cellulare (il mobile remote payment), che non hanno a che fare con l’uso del Pos e della tecnologia Nfc, stanno decollando. Il consumatore sta iniziando ad acquistare sempre più spesso biglietti dal cellulare: nel 2013 ne sono stati per esempio venduti circa 1,5 milioni per il solo autobus. Sono anche stati pagati oltre 200mila bollettini postali, risparmiando al cittadino la fatica di dover andare alla Posta. «In questo caso, — spiega Valeria Portale — si avverte un vantaggio concreto: quello di non dover più cercare un’edicola o un ufficio».

Lo scetticismo dei commercianti è invece ancora forte per quanto riguarda i pagamenti elettronici con carta di credito o con tecnologia contactless. Nonostante le leggi. Ad esempio un freno agli investimenti è dato dall’incertezza sul successo che il cosiddetto Mobile proximity payment riscontrerà tra i consumatori.

Per investire in una nuova tecnologia, i negozianti vogliono essere sicuri del ritorno economico. E poi c’è il problema dei costi della moneta elettronica. «Dallo scorso luglio dobbiamo pagare persino le commissioni sui pagamenti inferiori ai 100 euro fatti con carte di pagamento» spiega Martino Landi, presidente della Faib, l’associazione dei benzinai, una categorie tra le più battagliere su questo fronte.

Il problema del costo della moneta elettronica non aiuta la diffusione dei pagamenti con carte di credito o telefonini. Anche se, soprattutto per le grandi realtà, il contante comporta spese altrettanto ingenti.

«Per contare i soldi incassati impieghiamo tra le quattro e le cinque ore di lavoro al giorno in ognuno dei nostri 450 punti vendita e a questo dobbiamo aggiungere i costi di trasporto e quelli per la sicurezza», spiegava solo due anni fa durante un convegno il direttore It di Mc Donald’s Adalberto Santi, deciso a tagliare questi costi.

Così, malgrado l’Italia sia per varie ragioni ancora legata alle vecchie banconote, qualcosa sta cambiando. Sta crescendo ad esempio il numero di transazioni con carte di pagamento passate da 28,3 a 31,5 pro capite tra il 2012 e il 2013. Inoltre secondo l’istituto di ricerca Crif Decision Solutions che ha elaborato i dati Banca d’Italia (Relazione annuale maggio 2014), anche il numero di carte di pagamento in circolazione è aumentato del 5%. Crescono soprattutto le carte di debito, che sono la metà di quelle circolanti.

Bene anche le carte prepagate. Mentre cala il numero delle carte di credito. E lungo lo Stivale il valore dei pagamenti elettronici raggiunge i 135 miliardi di euro. Il numero di carte di pagamento in circolazione è aumentato del 5 Il numero di transazioni con carte di pagamento è passato da 28,3 a 31,5 pro capite tra il 2012 e il 2013

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