MILANO – Dall’inaugurazione della prima Reserve roastery Starbucks italiana, non si sono ancora esauriti due fenomeni, per altro piuttosto sintomatici dell’impatto del colosso americano nel mercato della Patria dell’espresso: la fila alle porte e gli scontri di opinione.
E’ come se l’opinione pubblica non conosca mezze misure quando si tratta di affrontare questa apertura alla catena Usa. C’è chi gli si scaglia contro e chi invece lo percepisce come un cambiamento atteso da tempo.
Non ha fatto eccezione lo scambio acceso avvenuto su La7 sul programma L’Aria che Tira, che ha visto ai due poli dal politico e manager Chicco Testa e lo scrittore Diego Fusaro. I due l’hanno presa alla lontana, ponendo sul campo addirittura Karl Marx.
Se c’è un merito di cui va sicuramente dato atto allo Starbucks di Milano è quello di avere alimentato, anche in Italia, un ricco dibattito su bar, caffetterie e cultura del caffè.
Dibattito che abbraccia tematiche molto ampie e complesse assumendo, a tratti, venature filosofiche e sociologiche. Inevitabilmente, un tema ghiotto anche per i salotti televisivi, dove è infatti approdato.
E i protagonisti – come spesso succede in tv – l’hanno da subito buttata in rissa politica.
Fusaro, che osserva: “Sicuramente il passato per molti versi era molto meglio del presente”
“Non soltanto per i centri commerciali, che nemmeno vi erano, ma per la ragione ben delineata da Marx, per cui occorre porre dei limiti al capitale. Altrimenti si prende tutto, cioè l’intera vita del lavoratore.
Il capitale sta trasformando anche la nuda vita, la nostra relazione sentimentale che, non a caso, diventa investimento affettivo, pura merce disponibile. Oggi sta prevalendo la figura del libertino, che è la variante edonistica del liberista in ambito economico.
Come il liberista attacca lo Stato per avere il piano liscio del mercato con le merci, così il libertino attacca la famiglia per avere i godimenti illimitati privi di progetto e di famiglia”.
“Marx veramente era un grande libertino” – obietta Testa
“e considerava la famiglia una prigione. Sostenere che difendesse la famiglia non sta in cielo, né in terra”. L’intervento è poi finalmente arrivato alla specifica apertura di Piazza Cordusio. La posizione di Fusaro è apertamente contraria.
“Nel 50% dei bar italiani si beve un caffè disgustoso.” – commenta invece Testa: Con cui concorda il giornalista Sergio Rizzo. – “E questo succede perché viene comprato caffè di bassa qualità, non puliscono le macchine per il caffè. In Starbucks, che piaccia o no, ci sono tanti tipi diversi di caffè, provenienti da tutto il mondo. Hanno così reinventato il caffè italiano”.
Fusaro ribatte: “A me invece pare che con Starbucks si abbia una colonizzazione globalista dei palati che sta di fatto spacciando un intruglio globalista che va a sostituire la qualità dei prodotti italiani. Bisogna resistere recuperando il valore della cultura italiana in primo luogo”.
“Che la la gente normale ci vada, a te, che sei un democratico, non dice niente?” – controbatte Testa
“Ma perché dovete insegnare alla gente cosa deve bere?”. “Io non voglio insegnare niente a nessuno” – risponde Fusaro. – “Reagisco all’opera di ortopedizzazione mondalista che a tambur battente viene fatta sui giornali, in tv, su Internet. Mi propongo di reagire, ripartendo dalla valorizzazione della nostra cultura nazionale”
Lo stesso Testa chiosa in modo colorito esclamando: “Starbucks ha reinventato il caffè italiano: ti siedi e nessuno ti rompe le balle”.
Chi ha più ragione? Ai lettori l’ardua sentenza.
Dalle parole di entrambi sorge tuttavia un dubbio legittimo: nello Starbucks milanese, Testa e Fusaro, ci sono mai stati?